Underground

Spiegazione Finale

Sarà che sono depresso, che sentire certe canzoni non mi aiuta, che, come qualcuno mi disse anni fa, arrivando alle cose prima, ho perso il gusto della suspense, perché anzitempo vedo la fine, eppure, certe chiavi di ricerca hanno il potere di schiantarmi.
Ebbene sì, un misto di disillusione e una solenne incazzatura. Lucia e Marina lo sanno bene, dato che anche i loro blog ne sono afflitti.
L’afflizione è la gente (o l’elevatissimo numero della gente) che ci raggiunge cercando la spiegazione finale. Che non è l’ultima spiegazione prima del nulla cosmico, ma un chiarimento sul finale di questo o di quel film. Finali incomprensibili e oscuri, o almeno così devono apparire a coloro che disperatamente ne cercano la chiave interpretativa, ma che, a conti fatti, sono tra i finali più fessi della storia del cinema.
Prospettiva allarmante, tratte le debite proporzioni. Ancor di più se si pensa che oggi, 1 Marzo, è il Future Day, il giorno dedicato al futuro, a immaginare il mondo che vivremo fra venti, trent’anni, per cercare di costruirlo come vogliamo. E dove mai potremo arrivare, se l’unica cosa che siamo stati capaci di creare è una generazione di rincoglioniti?
Gente che a) non crede più, o forse non ci ha mai creduto, di poter ragionare con la propria testa e b) ormai incapace di fare 2 + 2, meravigliandosi, quando capita, del contrario.
Riuscite a vederlo anche voi, questo panorama di spettrale desolazione? E no, stavolta siamo ben lontani dalla poetica dell’apocalisse. Qui la poetica non c’entra un cazzo. Qui c’è solo il deserto e il silenzio della mente.

***

Lo so, quando scrivo questi articoli mi amate. Ma la differenza tra una testata giornalistica registrata e un blog è anche questa, non sto qui a dirvi quello che volete sentirvi dire. Me ne frego delle visite, se aumentano o decrescono. Qui dico quello che mi pare, nei modi che mi piacciono. Per cui, oggi vi beccate il mio io incazzato. Nero.
Andiamo a esaminare gli straordinari e spaventevoli finali che tanto dannano l’intelligenza italica in questi mesi.
Per cui, vi avviso, da qui in poi l’articolo conterrà spoiler. Vi saranno spiattellati i finali dei film.

Cominciamo:

Drive (2011) regia di Nicolas Winding Refn, recensione QUI

frase tipica: “Drive non l’ho capito”

Ora, a parte il fatto che non riesco proprio a capire cosa ci sia da capire in questo film, cosa possa risultare oscuro, in questa storia di torti raddrizzati, vendetta e morte, posso, con molta buona volontà, immaginare che i dubbi sorgano circa il comportamento del protagonista, non proprio lineare e circa il finale non propriamente “canonico”. Perché, si sa, se poco poco un autore si azzarda a deviare dalla linearità, dove tutto deve essere spiegato per filo e per segno, le giovani menti esplodono per il troppo ragionare (non ragioniam di lor, ma guarda e passa, diceva uno che la sapeva lunga, molto più di voi e di me).
Comunque, Drive è la storia del “Ragazzo”, il protagonista infatti non ha un nome, o meglio ce l’ha ma non occorre che venga pronunciato (Ooohh! di profonda meraviglia) che si innamora della vicina di casa e, sulla scia degli eroi classici greci e latini, decide di immolare la sua vita per quella dell’amata, fino alle estreme conseguenze, ovvero il duello finale col boss mafioso che la minaccia.
Il Ragazzo prima di far fuori il boss si becca una coltellata all’addome. Dovrebbe morire, ma anche no. E vi spiego perché: se la lama non ha reciso arterie o organi vitali, il ferito può andare avanti per ore, prima di crepare. Ecco perché il Ragazzo si riprende, nell’ultima inquadratura, e inizia a guidare. Magari sta andandosi a cercare un medico, perché, in ogni caso, se non riceverà cure mediche, ci lascerà le penne.
Difficile? Non mi pare…

Contagion (2011) regia di Steven Soderbergh, recensione QUI

frase tipica: “Contagion non ho capito il finale”

Ma, mi state prendendo per il culo?
Alla fine viene trovata la cura all’epidemia che sta falcidiando la popolazione mondiale. La razza umana, per questa volta, s’è salvata.
Cos’è che non avete capito?
Qua getto la spugna. Impossibile continuare.

La Cosa (2011) regia di Matthijs van Heijningen Jr., recensione QUI

frase tipica: “La Cosa non capisco il finale”

Daje. La stazione scientifica norvegese al Polo Sud viene distrutta dall’alieno che riposava nei ghiacci, che riesce ad assumere le sembianze delle vittime imitandone forma e struttura molecolare. Si salva solo Mary Elizabeth Winstead, a bordo del suo veicolo, dopo aver cotto flambè il suo amichetto con l’ausilio di un prezioso lanciafiamme. E vi faccio uno spoiler nello spoiler, è probabile che sia destinata a morire, quando finirà la benzina.
E allora?

The Innkeepers (2011), regia di Ti West, recensione QUI

frase tipica: “The Innkeepers, non ho capito il finale”

Eh, già. Questo film è un’arma a doppio taglio. Chi ne parla bene e dice, come ho fatto io, che Ti West sa il fatto suo, diventa un coglione, lo sappiamo. Però… a quanto pare riesce anche a sconvolgere le sinapsi degli spettatori! Che vorrà mai significare quello a cui assistiamo negli ultimi minuti? La ragazza che scende in cantina e viene perseguitata dagli spettri? Mah… chi lo sa? È probabile, ma non ci metterei la mano sul fuoco, che l’albergo dove lei lavora sia infestato. È probabile, eh. Cioè, Ti West non ci ha dato la certificazione a riguardo, ma ci sono buone probabilità che, essendo un horror, possa trattarsi davvero di fantasmi. Oppure lei è pazza. E in entrambi i casi, è più che plausibile che certi fenomeni li veda soltanto lei. Ma ciò viene smentito da una piccola scena precedente, in cui l’amico occhialuto sente la stessa presenza, ma potrebbe trattarsi di suggestione. E quindi, si tratta di fantasmi o no? Mah… non lo sapremo mai. E voi perderete il sonno cercando in internet una risposta che dovreste già avere.

Ma veniamo alla parte alta della classifica, le prime tre posizioni, cliccatissime!

Il Cigno Nero (2010), regia di Darren Aronofsky, recensione QUI

frase tipica: “Cigno Nero spiegazione finale”

Eeehh, qui sprofondiamo nel reame della follia. Come mai Mila Kunis è buona e cattiva contemporaneamente? Come mai Natalie Portman fa a botte con Mila Kunis, ma poi si vede che fa a botte solo con lo specchio? Come mai Natalie Portman slinguazza Mila Kunis, ma in realtà si sta solo masturbando? Riposta che vale per tutte le domande: perché è PAZZA. Punto.
Uno dei sintomi della schizofrenia è lo stato allucinatorio, vedere, sentire, annusare, in definitiva vivere situazioni che non esistono, e non riuscire a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Non c’è altro da aggiungere.
Natalie Portman s’è inventata tutto, mutuando la sua realtà dal proprio vissuto.
Come fa a continuare a ballare nonostante la ferita all’addome? La risposta è contenuta in Drive, qui sopra. Ma ve la ripeto: la ferita all’addome può non essere immediatamente mortale. Se però, con uno squarcio di dieci centimetri sulla panza, ci si ostina a voler completare un balletto classico ostico quanto il Lago dei Cigni, c’è la realistica possibilità di schiattare.

Valhalla Rising (2009), regia di Nicola Winding Refn, recensione QUI

frase tipica: “Valhalla Rising spiegazione”

E ok, qui vi capisco. Sempre il maledetto Refn alla regia (ma io lo adoro comunque). Secondo me, questo film vi attira per le ragioni sbagliate: voi cercate un film sui vichinghi tipo il Tredicesimo Guerriero e vi trovate una gigantesca pippa mentale su religione e Cristianesimo. E non ci capite più nulla. È normale.
In questo caso, nemmeno la mia interpretazione è certa. È semplicemente un film che non vuole spiegare nulla, perché nasce sull’interrogativo e sull’interrogativo muore. Io ci vedo una riflessione profonda, un film sulla fede. Voi il nulla. E credo sia persino giusto così.
Andate in pace.

The Ward (2010) regia di John Carpenter, recensione QUI

frase tipica: “The Ward Carpenter spiegazione finale”

Oh, qui siamo ancora in territorio Cigno Nero, ovvero pazzia. E la pazzia, a quanto pare, è così aliena, perché in televisione non fanno altro che dirci che non esiste, che non viene più capita. Amber Heard, o meglio il personaggio che interpreta è pazza. Punto.
Come fare a rappresentare la pazzia, in particolar modo lo stato allucinatorio? Mostrando cose che non esistono. E così realtà e fantasia si accavallano. Ma non basta, perché oltre alle allucinazioni, i pazzi possono soffrire anche del cosiddetto disturbo da personalità multipla. Ovvero, la loro mente (non chiamiamola psiche, sennò correte subito a cercare la spiegazione) si scinde in tante personalità diverse, che spesso assumono identità e aspetti ben precisi. Tutte le ragazze sono proiezioni della mente dell’assassina, persino Amber.
E perché alla fine Amber esce dallo specchio? Allora è reale, non è una finzione! No, la teoria della pazzia è sempre valida. Si tratta del giochetto tipico di Carpenter, buon vecchio marpione, che lascia il tremendo interrogativo finale: essere o non essere? E voi ci siete cascati con tutte le scarpe, perdendo interi pomeriggi a tentare di capire, o meglio a rivolgervi all’oracolo gugle, l’unico che ha la giusta risposta per ogni domanda.

Eccoci giunti alla fine di questo articolo spero esaustivo, sebbene compicatissimo e rivelatore di segreti divini.
Delle due l’una, o nel 2011 (con le lodevoli eccezioni del 2009, Valhalla Rising e 2010, Cigno Nero) hanno prodotto i film più complicati di tutti i tempi, o dovete dare davvero un’avvitata al cranio e iniziare di nuovo a provare a pensare con la vostra testa.
Da domani, si parla di horror.

Quest’articolo è dedicato a Lucia e Marina, che insieme a me combattono.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
    • 12 anni ago

    E dove mai potremo arrivare, se l’unica cosa che siamo stati capaci di creare è una generazioni di rincoglioniti?…

    Sono fermamente convinta che l’Idiozia sarà ciò che sterminerà il genere umano, alla fine. Altro che Pandemia Gialla, ragazzi, quella sarebbe un sogno. La maggior parte del mondo è già stato contagiato e non c’è soluzione: preparate i survival kit. Io vado ad arroccarmi in una biblioteca sperando che non sia un morbo contagioso…

    • La Pandemia è il mio Paese delle Meraviglie. Ma mmagari! 😀

  • Allora (visto che i film in questione li ho capiti benissimo e senza scassare le palle a qualche blogger) per questi tizi cosa posso sembrare ? Un genio !?!

    • Sei meglio, sei un blogger! 😀

  • Se si deve guardare un film, per poi diventare scemi (ancora di più, ovviamente) cercando in giro qualcuno che spieghi il finale… beh, allora è tempo perso!
    Di quelli che hai citato ho letto tutto, tranne Innkeepers perché lo devo ancora guardare e non mi voglio rovinare nulla, ma, e qui potrei peccare di saccenza, non ho avuto alcun problema a capirli. Cioè, cosa c’è da capire?
    Siamo allo sbaraglio, invasi da immani folle ormai troppo abituate a vedersi la vita disegnata, progettata come un bel palazzo, su binari che non hanno divergenze, che corrono lunghi e dritti senza peccare mai. Non è possibile andare avanti così, non ci si può ridurre a non utilizzare quella cosa preziosissima che ci è stata regalata dalla natura: l’intelligenza!
    Cos’è, esiste solo Il grande fratello?
    Non voglio credere che il futuro sia questo… anzi, confido nella selezione naturale e nella sfoltita che porterà con gli anni…
    Complimenti Cap, non mi è sembrato nemmeno così incazzato! 🙂

    • Ma non lo so se la selezione naturale funziona ancora. 😀
      Cioè, quando andavo a scuola io, mi tiravano schiaffi perché mi abituassi a pensare con la mia testa, a non fidarmi ciecamente di ciò che c’è scritto nei libri, perché potrebbe essere sbagliato, nonostante sembri giusto.
      Ora, largo ai rincoglioniti. Ed ecco i risultati: siamo nella merda su scala globale.
      E quelli che osano dire no, come me, vengono messi nel ghetto.
      Ok, non resta che resistere.
      😉

      • E quelli che osano dire no, come me, vengono messi nel ghetto.
        Quindi è in atto una selezione INnaturale, dopotutto. Resta il fatto che la nuova specie è infestante (gli idioti stanno ovunque) e si riproduce di più e più in fretta (la madre degli imbecilli è sempre incinta). Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere (in)umano… Vado a cercarmi una nicchia da occupare, prima che cominci la corsa. Ciao ciao! 🙂

      • selfcontrol 😉

  • Secondo me quando leggi i report del blog, prima ti incazzi ma poi ti rotoli dal ridere.

    • No, no, è il contrario. Prima rido a più non posso e poi m’incazzo perché penso a tutti quelli che digitano furiosamente alla ricerca di spiegazioni, perché non ci arrivano da soli.

  • Fantastico Cap. Anche io ho saltato qualche film, innkeepers, cigno nero e contagion, ma ho apprezzato il commento agli altri. Traspare proprio il veleno ed il disprezzo per certa gente… 🙂

    • Grazie, ma è più un grido di disperazione, il mio. Sono ridotto all’impotenza, la massa silenziosa bisognosa di spiegoni ci circonda con la sua espressione monocorde, tipica di chi non ha capito un cazzo. Anche della vita. 😀

  • Hell, la Rottenmeier in questi giorni è (quasi) allo stato brado! 😛
    Tornando in argomento: i finali aperti, come quello di Drive o quello di Valhalla Rising (perché secondo me, a modo suo, anche quello è un finale aperto), sono un atto di fiducia di sceneggiatore/regista verso lo spettatore, e mi piacciono. Meglio un finale aperto, che un lieto fine spiegonato, consolatorio e posticcio come la parrucchetta di Nicola Gabbia.
    Ma, come avete detto tu e altri, il cinema (ma forse non solo il cinema) sta abituando sempre più lo “spettatore medio” a non pensare, non immaginare, non fare altro che aprire la bocca e ingoiare la solita sbobba già pronta e pre-masticata. Li abituano a pensare che la somma linearità+spiegone+fracasso+prevedibilità sia la norma su cui il cinema deve essere fondato, altrimenti la trama è troppo contorta e bisogna usare l’oracolo google per venirne a capo. Sono abituati a pensare che per ogni cosa ci sia una sola spiegazione possibile, una sola visione possibile, mentre, come diceva giustamente Bangorn, è un campo super-soggettivo!

    • Sì, ma secondo me c’è un concorso di colpa. Il regista di The Artist è quello che s’è beccato una querela perché il suo film era troppo complicato, e persino Drive, se non sbaglio, perché chi è andato a vederlo voleva Fast & Furious e invece s’è trovato tra le mani ‘sto tizio inespressivo che spacca le teste a calci.
      È un meccanismo che ormai si alimenta vicendevolmente di idiozia. Non so se si può uscire da questa voragine. ^^

      • Figurati se esportassero le class-action pure qui! 😀 Che però credo sia un ottimo strumento per difendersi dai poteri forti, ma come tutti gli strumenti, se ne può fare un cattivo uso, come nel caso di Drive, o un vero e proprio abuso.

      • Drive si era beccato una cretina convinta di vedere un Fast and Furious che voleva indietro il costo del biglietto e pure i danni morali. Ripeto: danni morali! In America il cliente se lo tengono buono alla stragrande che altrimenti parte di class action per una sedia scomoda, però volere danni morali per un film! (in un cinema dove le avrebbero rimborsato subito il biglietto, se solo lei lo avesse chiesto subito… =_=)
        Secondo me è una voragine di idiozia da cui non si può uscire, certa stupidera mi sembra troppo radicata per avere rimedio! =_=

  • Eh sì! Film davvero ostici… ma come non si fa a capire The Swan? E La cosa? Oddio!! 😀
    Bel post!
    Ma consiglio a chi guarda quei film di spegnere lo smartphone e accendere il cervello… e magari mangiare meno pop corn, che è risaputo, il mais fermenta nello stomaco e produce gas che ottenebrano la mente!

    • Ottimo consiglio, che però getta una luce inquietante sul mondo del cinema! I Pop-corn fanno parte di un piano diabolico delle major cinematografiche per rincoglionire gli spettatori! 😀

  • Sono d’accordo con questa frase che hai detto in un commento precedente: “E poi, importante, non è detto che la spiegazione del regista o dello spettatore coincidano.”
    Possono esserci più interpretazioni sul finale di un film. Alla fine, cosa cambia? Mia moglie Drive l’ha interpretato in un modo, io in un altro, tanto per dire. Io l’ho fatto conoscendo Refn, lei no. Eppure erano plausibili entrambe le ipotesi. Nessuno dei due si è impiccato o ha cercato il finale su Goggolo. Tra l’altro sarebbe svilente come cosa…

    • Ma il bello di questi film con finale aperto è appunto la possibilità di fantasticare cosa viene dopo. Ma questi non sanno manco più immaginare…
      E torniamo sempre al discorso delle Realtà Alternative. Avvilente, non trovi?

      • Ma guarda, nel caso di Drive non capiscono, a quanto pare, l’intero film. Roba da manicomio. Lo ribadisco, un giorno ci farò un post, le analisi statistiche non servono a nulla, la vera società si nasconde tra le stringhe di ricerca. Solo da quelle si capisce che siamo nella caccapupù fino al collo. Non ci sono giri di parole, né menzogne.
        😉

      • Avvilente è il rendersi conto che dimenticano il resto del film e si ricordano solo di scervellarsi sul finale. Cosa su cui ha giocato Inception. Finisce il film e amen, ci si da la propria spiegazione in virtù del resto e punto. Come hai detto tu le varianti possono essere diverse se la struttura lo permette.

  • Siamo dei combattenti. Punto. Gloriosi guerrieri contro l’ imbecillità (disse sbattendo con sdegno lo sportello della Bentley).
    A me oggi è arrivata giusto giusto la chiave di ricerca: Doomsday ma c’è la cura? E mi sono cadute le braccia per terra e ho pensato di desistere.
    ma poi leggo questo articolo e mi viene il cipiglio fiero. Non si spiegano i film agli idioti.
    La presenza di Refn in due posizioni mi fa meditare tanto tanto.
    “Andate in pace” è stupenda

    • Non per niente Refn è il nostro bambino prodigio. Insieme a Ti west, alla faccia di Insidious, dove “non c’è nulla da capire”. 😀
      Grazie di lottare, Lucy.

  • Io resto dell’idea che quelli che non hanno capito il finale de Il Cigno Nero, si riferissero al film del 1942 con Tyrone Power, Maureen O’Hara e Anthony Quinn.
    Tutte quelle cannonate, quei duelli alla spada… com’è che i pirati non sembrano etilisti semiparalitici come Johnnty Depp, perché non c’è il Kraken, dove stanno gli zombie…?

    A parte questo, direi che chi non ha capito il finale di Drive dovrebbe darsi un’occhiata a Butch Cassidy & The Sundance Kid, così, per farsi un’idea.
    O ad A Better Tomorrow II.
    È che sono fissati con lo “show don’t tell”, ma se non gli spieghi tutto parola per parola, non lo capiscono.
    E poi parliamo di finali aperti!

    • Infatti, il finale aperto è letale, perché minimo si permette di far sorgere il dubbio. E il dubbio, lo sai meglio di me, consuma.
      Insomma, io la vedo proprio buia, ma talmente tanto che ho deciso di guardare altrove. Magari verso il futuro. 😉

  • Mi hai fatto venire in mente http://www.youtube.com/watch?v=UvikDB6JFO4 ^___^

    • ahahahahah XD

  • Anche se con motivazioni credo differenti, anche per me è un periodo di depressione.
    Fai bene a sfogarti, ho apprezzato questo post e spero che sia servito a sfogarti un po’ (come è capitato a me col post di sabato scorso).
    Almeno in Rete dovremmo cercare più soddisfazioni che scazzi, ma a volte pare di chiedere troppo…

    • Sì, ci si sfoga come si può. Non so se alla fine sono un p’ più soddisfatto, ma forse sì. 😀
      Almeno serve a continuare a lottare, per cosa, poi, devo ricalibrare gli scopi e gli obiettivi a quanto pare. 😉

  • A me capitò di non capire Donnie Darko (non ero molto attento), ma aspettai di rivederlo.
    Un film dovrebbe trasmetterti qualcosa, specie nel finale, trovo insensato cercare una spiegazione facile :s

    • Sì, Donnie Darko è volutamente complesso, ci gioca molto sul non spiegare. Ma ci può stare, eh. Certe cose non vengono capite a primo sguardo. E poi, importante, non è detto che la spiegazione del regista o dello spettatore coincidano.
      Ma qui… è tutto diverso. 😀

      • Lynch esiste per spappolare le menti altrui, lo sappiamo. E lo adoriamo per questo. È un di quei registi che ti fa bene sapere che esistono.
        E comunque, hai detto tutto con la storia del pesce rosso. Io ne avevo cinque, vigilissimi! 😀 😀

      • Che poi secondo me, più che complesso/ostico Donnie Darko è semplicemente una di quelle storie a incastro (come anche The Prestige, per dire, ma banalmente anche molti gialli) che in un certo senso ESIGONO che tu ti vada a rivedere il film/rileggere il libro per apprezzare il meccanismo, che però poi di per sé non è detto che sia particolarmente complesso. E’ che, tanto per cambiare, occorre avere una soglia dell’attenzione almeno un ninìn più alta di quella di un pesce rosso.

        Comunque uno dei miei momenti più alti come fruitrice di film astrusi è stato vedere Lost Highway di Lynch, essermi convinta di aver trovato una spiegazione logica e razionale al tutto, e poi scoprire che non ne deve avere una. Diciamo che ho errato nell’altro senso XD

  • E dove mai potremo arrivare, se l’unica cosa che siamo stati capaci di creare è una generazioni di rincoglioniti?… Applausi! Applausi fino a scorticarmi le dita! 😀
    Il resto del post sono costretta a saltarlo, visto che c’è anche il finale spiegato di The Innkeepers, Valhalla Rising e Contagion – che sono in lista, in attesa di poterli vedere.

    • Sam, Sam… che malinconia. 😀
      Grazie, mi ha segnalato un piccolo refuso! 😉 E grazie dei complimenti. Ma non puoi avere idea di quante chiavi di ricerca arrivino, tutte uguali, tutte bisognose di spiegazioni come se non ci fosse un domani. È una prospettiva agghiacciante. 😀

  • “Riuscite a vederlo anche voi, questo panorama di spettrale desolazione? E no, stavolta siamo ben lontani dalla poetica dell’apocalisse. Qui la poetica non c’entra un cazzo. Qui c’è solo il deserto e il silenzio della mente.”

    Oggi ahimè è uno di quegli avvilenti giorni in cui condivido senza riserve in questa riflessione. Di più: vedo la ricerca di “spiegazioni finale” di film come allegoria, da parte di questa società di incapaci di fare 2+2, come dici tu, di pigro bisogno di “spiegazioni” al “finale” di tutto. Dall’aprire gli occhi al mattino a chiuderli alla sera. Se vogliono una “spiegazione” per la “fine”, che si guardino allo specchio.

    Comunque, buon Future Day, Germano.

    • Eh, vedo che hai colto in pieno l’amarezza di questo post. ^^ Gente che proprio ha perso la volontà di darsi una spiegazione da solo. Un po’ come in Essi Vivono. La fine della società arriva quando non ci si pone più domande.
      Buon Future Day anche a te, Alessandro.

  • Io ho saltato solo The Innkeepers (prima o poi lo vedrò, lo giuro!).
    E lotto con te, o se lotto. Ma io ho deciso che i finali, a casa mia, non glieli spiego, manco se pagano! Ecceccazzo! U_U Imparassero un po’ a pensare col loro cervellino!
    Io poi sono cattiva e penso male, ma secondo me di VR c’è gente che non ha, già in partenza, capito i sogni di One Eye, e da lì tutto il resto del film! Perché me ne arrivano, che cercano proprio la spiegazione della trama tutta, mica solo del finale… E io mi intristisco!

    • Ma io glieli devo spiegare, perché devono capire la miseria in cui sono ridotti. Cioè, ditemi che c’è da capire in Contagion. Che c’è da capire.
      Aiutatemi:
      Ma Valhalla Rising è un pochino più complesso, ammettiamolo. Ma non ‘è che noi siamo tanti Leonardo da Vinci.
      Questi qua, o i film delle gemelle Olsen, o niente. 😀

      • Bene, vedo con piacere che la Rottenmeier s’è liberata come il Kraken! Dalle libero sfogo! 😀

      • Complessità è una cosa, completo piattume intellettuale che non ti spinge neanche a TENTARE di ipotizzare una spiegazione, beh, è tutt’altra cosa, ben più desolante! Non avere le chiavi di lettura minime per capire una storia di follia è pietoso. Non capire il finale di Contagion è l’apoteosi del cranio deserto.
        E quindi, giustamente, buon Future Day a tutti noi! =_=’

  • Capisco che alcuni finali possano risultare “ostici”, ma… “La Cosa”? Siamo davvero nel reame della follia. E non sto parlando del film.

    Poi ci si lamenta che troppi film spiegano le cose in maniera telefonatissima. E ci credo, con spettatori del genere 😀

    • Esatto, questi forniscono le armi a chi produce film idioti, talmente idioti perché inzeppati di spiegoni. Ecco perché lo fanno, perché producono film per deficienti.
      Tutto si spiega. Le chiavi di ricerca sono la miglior analisi statistica della società.

  • Ho praticamente saltato più della meta del tuo articolo perché tratta film che voglio vedere (Drive, Contagion, The innkeepers ad esempio) e ho letto solo quelli che conosco, ovvero i due sulla pazzia. Ed è strano che una cosa così banale, almeno per me che ho visto decine di film sul tema, stia diventando impossibile da comprendere per le nuove generazioni. Sempre più fiero di guardare film “vecchi”, come mi sento ripetere di tanto in tanto. *O*

    Ciao,
    Gianluca

    PS: “E voi ci siete cascati con tutte le scarpe” LOL!

    • Esatto, impossibile da concepire. La pazzia? Che cosa sarà mai questa sconosciuta?
      Ma la domanda è, ma davvero Amber Heard vive dentro lo specchio? 😀