Underground

Le Vendite di Joe Konrath

La seguente è la traduzione, realizzata in collaborazione con Marina Belli, di questo articolo dello scorso 21 Settembre comparso sul blog di Joe Konrath, scrittore di narrativa, principalmente thriller, mistery e horror, statunitense.
L’articolo è lunghissimo, nonostante le nostre sforbiciate, ma il contenuto è davvero interessante. Per cui il consiglio è: armatevi di pazienza e leggete. In ogni caso, il testo originale (in inglese) è al link qui sopra, per eventuali raffronti o per recuperare le parti tagliate.
Joe Konrath, quarantaduenne, ha scelto, dopo aver percorso la strada dell’editoria tradizionale, l’auto-pubblicazione, in formato elettronico, e dopo qualche anno, ha tirato le somme:

Joe Konrath

[…] Per la prima volta, ho i totali di tutte le vendite per ogni piattaforma. I miei titoli pubblicati da una casa editrice, i titoli pubblicati su Amazon, tutto quello che ho pubblicato su e con KDP (Kindle Direct Publishing), Nook, Smashwords, Overdrive, Createspace, Kobo, Sony e Apple.
Ora condividerò con voi questi numeri, che sono basati sui miei 8 titoli pubblicati con un editore tradizionale (i libri di Jack Daniels, Afraid, Timecaster) e i miei 40 e più titoli auto-pubblicati (che includono 6 romanzi “solisti” e 3 romanzi scritti in collaborazione – Flee, Draculas e Serial Killers Uncut – e per il resto racconti, raccolte e collaborazioni).
Quindi, quali sono questi numeri? (Per divertirvi, potete confrontarli con le mie cifre del 2009).

EBOOKS

Dal 2004, ho venduto 126.366 ebook dei miei romanzi pubblicati con editore tradizionale, guadagnando $130.916 (senza aver tolto il 15% del mio agente.)
Dal 2009, ho venduto 632.501 ebook auto-pubblicati, guadagnando $912.138. Parte di tale cifra è da ripartire coi miei collaboratori, ma non è certo la fetta maggiore.
La maggioranza dei soldi che ho guadagnato con gli ebook viene da sei romanzi: The List, Origin, Disturb, Shot of Tequila, Endurance, e Trapped. Questi sei romanzi – tutti rifiutati da editori tradizionali – hanno venduto 362.783 copie, fruttandomi $600.501.
Non sono libero di discutere le vendite dei miei libri pubblicati con Amazon, Shaken e Stirred, poiché Amazon preferisce che io non lo faccia. Ma dirò che ho venduto più copie ebook di Shaken e Stirred in meno di tre anni, di quanti ebook dei miei 8 romanzi editi tradizionalmente sia riuscito a vendere in otto anni.

CARTACEO

Dei miei otto titoli pubblicati tradizionalmente, dal 2004 sono stati venduti 60.993 hardcover, 190.213 paperback e 9.828 trade paper, fruttandomi un totale di $264.527.
Ho usato Createspace per rendere disponibili in formato cartaceo i miei libri auto-pubblicati. Dal 2010 ho venduto 12.711 libri auto-pubblicati cartacei e guadagnato $37.519.
Di nuovo, non posso parlare di Shaken e Stirred. Shaken, fatto uscire per primo, si è comportato piuttosto bene in cartaceo, quando Borders e Barnes & Noble ne avevano copie. Ora Borders non c’è più e nessuna libreria fisica toccherebbe mai dei libri cartacei pubblicati da Amazon, quindi Stirred non si è comportato altrettanto bene.

TOTALI

Dal 2004 ho venduto, combinando ebook e cartaceo, un totale di 387.400 libri con editore tradizionale, guadagnando $395.443, o $336.126 dopo aver dedotto la commissione del mio agente. Questo include tutti gli anticipi. Ciò significa $42.015 l’anno. Non male, ma chiunque sia un lettore di lungo corso di questo blog sa quanto mi sia fatto il culo per vendere così tanto, e quanto abbia speso in viaggi e promozione. Sarei molto sorpreso se avessi portato a casa $30.000 l’anno. Di norma era molto meno.
Dal 2009, combinando ebook e cartaceo, ho venduto un totale di 645.212 libri auto-pubblicati, guadagnando $949.657.
$730.282 li ho guadagnati da solo e altri $109.687 come quota in varie collaborazioni, per un totale di $839.969. In media, $210.000 all’anno.

[…]

Ora, i miei calcoli non tengono conto di alcune cose:

1. Non ho ancora i dati di vendita dei miei titoli pubblicati tradizionalmente per il 2012, grazie al fatto che il sistema di report delle vendite degli editori è arcaico e contorto.
2. Sto considerando il 2012 come un anno intero, sebbene siamo solo a settembre.
3. Le medie non sono pienamente accurate. Per il primo anno di pubblicazione tradizionale avevo fuori un solo libro, e nel primo anno da auto-pubblicato ne avevo meno di dieci. Ovviamente, non ho venduto un gran numero di ebook col mio editore tradizionale prima del 2007, quando è stato inventato il Kindle.
4. La grande maggioranza delle mie vendite sono avvenute negli ultimi 22 mesi, quando gli ebook hanno davvero preso il volo, quindi fare la media su un lasso di tempo di 4 anni non è accurato. Nel 2011 e nei primi mesi del 2012 ho fatto $791k, o una media di $37.000 al mese. Per mettere la cosa in prospettiva, avevo avuto un anticipo di $33.000 per Wiskey Sour, e un anticipo di $20k per Afraid.
5. Le mie vendite presso editoria tradizionale si sono drammaticamente afflosciate, in parte per la chiusura delle librerie, in parte perché le librerie mi odiano e non mi vogliono avere in negozio, in parte perché sono anni che non pubblico con un editore tradizionale. Quindi, di nuovo, le medie non sono il modo migliore di guardare a questi dati.
Visto che questo non è un vero esperimento scientifico controllato, qualsiasi conclusione ne trarrò sarà speculativa. Ma i miei dati sono solidi, e sono abbastanza sicuro da poter fare alcune osservazioni.

1. Gli ebook sono il futuro. L’ho detto per anni, ma i miei dati lo confermano. Scommetto che, quando riceverò il prossimo rendiconto dei diritti dei miei libri pubblicati tradizionalmente, i miei ebook avranno superato i miei paperback. Le vendite cartacee calano, gli ebook prendono il sopravvento, con forza.

2. Amazon è il cavallo vincente. Non solo Amazon Publishing (Encore, Thomas & Mercer, etc.) è un modo intelligente e lucrativo per diversificarsi da chi si auto-pubblica, ma Amazon è dove si fanno la maggior parte dei soldi.

[…]

Secondo i miei numeri, i miei titoli su Amazon hanno guadagnato $885.452 e le altre piattaforme combinate solo $64.204. Amazon è il vincitore indiscusso, batte gli avversari per 14 a 1.
Ma quel che mi interessa di più è KOLL. Con il Kindle Owners’ Lending Library ho guadagnato sui titoli selezionati $35.015 in tre mesi. In questo momento ho un’altra manciata di titoli presenti nel KOLL per altri tre mesi, ma ho deciso di tenere fuori da KOLL la maggioranza dei miei lavori per renderli disponibili su altre piattaforme.

3. Amazon e Createspace mi hanno impressionato.
Ho guadagnato $ 37k coi miei libri cartacei auto-pubblicati. Dal 2010 sono 12.500 dollari l’anno. I miei libri pubblicati tradizionalmente in media hanno fatto 33.065$ l’anno.
In altre parole, anche con degli editori affermati alle spalle, quattro tour promozionali in 42 stati e sessioni di autografi in oltre 1.200 librerie, ho fatto solo 33mila dollari l’anno vendendo cartacei pubblicati tradizionalmente. Non facendo assolutamente nulla, con un minimo investimento per titolo (copertina, formattazione) sto guadagnando 12.500 dollari l’anno coi miei cartacei auto pubblicati.
Ovviamente, come con tutti i miei numeri, la cosa a voi si potrà applicare in maniera diversa. Ma tutto questo mi mostra quale assoluto fallimento siano stati per me gli editori tradizionali, e scommetto che i miei dati sono applicabili a dozzine se non centinaia di altri autori di medio livello. […]
Il cartaceo non va da nessuna parte. Ma non sarà il metodo di lettura preferito del futuro. Per milioni di persone è già obsoleto.

Ho appena ricevuto la richiesta di un blurb da parte di un autore pubblicato da uno dei Grandi 6, il cui romanzo sta per essere pubblicato solo in ebook.
WTF?!? Gli editori stanno davvero facendo contratti che non prevedono neppure la versione cartacea? Perché un autore dovrebbe accontentarsi del 14,9% di un ebook pubblicato con un editore tradizionale e venduto a 9,99$ (suggerimento: quando dico “venduto” intendo “non venduto”), invece del 70% (o 80% via Kobo) di un ebook auto pubblicato di cui controlla prezzo e diritti?
Se gli autori sono abbastanza ingenui da continuare a firmare questo genere di contratti a senso unico, l’editoria può sopravvivere usando questa strategia. Ecco come.
Su un paperback da 6,99$, l’autore guadagna circa 56 centesimi: molto vicino al guadagno dell’editore, una volta che abbia tolto tutte le spese. Mentre è possibile che l’editore torni in pari prima che l’autore abbia finito di guadagnarsi l’anticipo, il fatto di essere riusciti a guadagnarsi l’anticipo significa di norma che il libro sta vendendo bene.
Su un ebook pubblicato con un editore tradizionale e venduto a 6,99$, l’autore guadagna 1,04 $ dopo la commissione dell’agente. L’editore guadagna 3,67$.
Proviamo allora a giocare il gioco degli anticipi.
Un editore paga 20.000 dollari di anticipo a un autore, che ne tiene 17.000 una volta pagato l’agente. Non c’è versione cartacea. L’ebook, venduto a 6,99$, vende 12.000 copie in cinque anni, che è quanto Dirty Martini, il mio ebook pubblicato con editore tradizionale, ha fatto. L’autore dovrebbe ancora 7.520 $ dell’anticipo, prima di poter guadagnare un solo centesimo. Nel frattempo, l’editore ha guadagnato 44.000 $. Tolti i ventimila di anticipo, l’editore ha intascato 24.000 dollari e continuerà a fare soldi per qualche anno ancora senza pagare l’autore.
Se l’autore avesse auto-pubblicato il suo libro a 6,99$ e ne avesse vendute 12mila copie, avrebbe guadagnato 58.880 dollari.
Se gli editori continuano a far firmare agli autori dei contratti solo-ebook, con i diritti d’autore che ci sono al momento, diventeranno più ricchi di quanto siano mai stati, alle spese degli autori. Gli autori continueranno a vivere di anticipo in anticipo, senza mai guadagnare, e gli editori faranno un sacco di soldi facendo solo lo sforzo di fornire copertine, controllo del testo e servizi di editing – tutti compiti che possono essere affidati a dei freelance a costo fisso.
Se state pensando di firmare un contratto solo-ebook con un editore, fate qualche calcolo prima.

CONCLUSIONI

Come ho detto fino alla nausea, gli ebook sono per sempre. E stanno diventando globali. Saremo in grado di raggiungere lettori ovunque nel mondo, con una combinazione di Print On Demand, venditori di ebook e librerie. Ma per sfruttare il mercato, dobbiamo tenerci stretti i nostri diritti e avere i diritti d’autore più alti possibili.
Come sempre, incoraggio gli autori a capire cosa vogliono dalla loro carriera e a porsi gli obiettivi appropriati. Sperimentate, condividete i vostri risultati con altri, e continuate a provare cose nuove. Prima di firmare un contratto, capite cosa significa, cosa ne riceverete e a cosa rinuncerete.

Non c’è nulla di certo. Non ho mai detto che ci fosse. Nessuna strada nell’editoria porta ricchezza immediata. Il talento e il duro lavoro possono aiutarvi a essere fortunati, ma alla fine si riduce tutto alla fortuna. Continuate a provare finché la fortuna non gira.
Se volete firmare un contratto con un editore tradizionale, sappiate cosa significa. Recentemente stavo parlando con un altro autore – era la prima volta che ci parlavamo – che ha avuto i miei stessi risultati con l’auto-pubblicazione. Mi ha detto che era interessata a cercare un contratto di pubblicazione tradizionale, e sono stato d’accordo che per lei la cosa avesse senso. Ha un gran numero di titoli, e potrebbe essere una chance di ottenere un anticipo a sette cifre pur continuando a controllare la maggioranza del suo impero auto-pubblicato. Non ha nulla da perdere dal tentativo. Ma voglio condividere una parte della nostra conversazione, perché penso che sia illuminante.
Autore: Di recente sono stata in un Barnes & Noble, la prima volta dopo anni, e ho visto grandi espositori di EL James e Amanda Hocking. Gli editori tradizionali sono davvero bravi a portare i libri che spingono sugli scaffali delle librerie.
Joe: Per certi titoli sì, sono bravi. Ma quanti clienti del negozio hai visto comprare quei libri? Quanti clienti c’erano in tutta la libreria?
Chiedetevi questo. Quand’è stata l’ultima volta che siete stati in una libreria? Quanti clienti c’erano a comprare libri?
Ho sentito che ogni 10 libri spediti, 7 vengono resi. Ho visto librerie chiudere, e ho notato in quelle aperte sempre più spazio impiegato per vendere oggetti diversi dai libri. E ora gli editori non stampano nemmeno più i libri, propongono contratti solo-ebook.

[…]

Poche settimane fa, mi sono dichiarato indipendente dagli editori tradizionali. Ri-posto qui la dichiarazione, per i nuovi autori che lo vogliano leggere, perché ogni volta che posto i miei numeri mi arrivano nuovi lettori, e devono vedere questa dichiarazione.

La Dichiarazione di Indipendenza per Scrittori

Quando nel Corso degli eventi di pubblicazione, diventa necessario per gli scrittori tagliare i loro legami con l’industria che si suppone li abbia “nutriti”, il giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che dichiariamo le cause che spingono quegli scrittori alla separazione.
Noi crediamo che queste verità siano auto-evidenti: che tutti gli scrittori dovrebbero avere uguali chance di trovare lettori. Che i loro successi o fallimenti dovrebbero essere dipendenti dalle loro proprie azioni e dalle loro proprie scelte. Che dovrebbero essere pagati in maniera corretta per il loro lavoro. Che dovrebbero avere il controllo dei lavori che producono. Che dovrebbero avere accesso immediato e accurato ai loro dati di vendita. Che dovrebbero essere pagati velocemente. Che non dovrebbero subire costrizioni nel raggiungere coloro che potrebbero apprezzare il loro lavoro. Che ogni volta che un editore diventa distruttivo contro questi fini, è Diritto degli Autori abolire ogni connessione con le parti in causa.
La storia dell’editoria tradizionale è una storia di ripetute ferite e usurpazioni, avendo tutti gli editori come obiettivo diretto quello di stabilire una tirannia assoluta sugli scrittori. Per provare questo, siano i Fatti sottoposti al mondo imparziale.
Ci hanno dato contratti prendere-o-lasciare, a senso unico e irragionevoli.
Hanno fallito nel vendere adeguatamente lavori che avevano acquisito.
Hanno aumentato artificialmente il prezzo degli ebook.
Hanno rifiutato di negoziare migliori diritti d’autore per gli autori di ebook.
Hanno imposto agli autori cambiamenti al testo non necessari.
Hanno imposto agli autori cambiamenti di titolo non necessari.
Hanno imposto agli autori delle copertine schifose.
Hanno rifiutato di sfruttare a pieno dei diritti di cui erano in possesso.
Hanno rifiutato di restituire diritti che non stavano pienamente sfruttando.
Impiegano fin troppo tempo per portare sul mercato i lavori che hanno acquisito.
Impiegano fin troppo tempo per pagare agli autori gli anticipi e i diritti d’autore.
I loro rendiconti sui diritti d’autore sono vaghi, non aggiornati e non accurati.
Lasciano orfani gli autori.
Lasciano orfani i libri.
Rifiutano di trattare gli autori come uguali, men che meno di usare una giusta misura di onestà.
Fanno errori e non si prendono alcuna responsabilità per tali sbagli.
Per ogni speranza che nutrono, ne distruggono o ignorano senza bisogno un numero incalcolabile di altre.
Hanno reso accessorie l’organizzazione rappresentativa degli autori, la finta Authors Guild, e sono serviti, anche dall’organizzazione ingannevolmente chiamata Association of Authors’ Representatives.
Hanno fallito nell’onorare le promesse fatte.
Hanno fallito nell’onorare i termini dei loro stessi onerosi contratti.
Hanno fallito nei confronti della grande maggioranza degli autori, punto.
Questo blog ha documentato quasi ogni passaggio di queste Oppressioni, e in molti casi offerto soluzioni agli editori, ma gli è stato risposto solo con silenzio e derisione.
Ma va bene, perché ora gli autori hanno una scelta.
Non ho bisogno degli editori tradizionali, e nessuno mi sfrutterà mai più. Mi dichiaro indipendente dall’intero arcaico, fallimentare e corrotto sistema.
E non sarò l’ultimo a farlo.

Non ho particolari considerazioni da aggiungere all’articolo di Konrath, perché mi trovo d’accordo con esso, con l’autore, e con le considerazioni circa la fortuna, ahimé.
Ma i precedenti sono dati reali, tangibili. Difficile contestare le cifre. Ed è per questo che ho voluto riportarlo.
Poco mi importa che i romanzi di Konrath siano graditi o meno, quel che conta è il dato, una realtà che si pensava impossibile,
Perché Konrath è l’anomalia che mette in discussione un intero sistema. Che è quello degli Stati Uniti, ma che è molto simile al nostro. Affascinante, come cosa.
Mi sono sempre chiesto, in effetti, perché un autore dovrebbe accettare il 14% degli introiti derivanti dalla vendita di una copia del proprio romanzo, quando potrebbe incassarne l’80%. Anche rispetto quest’ultima riflessione, è difficile obiettare.
Adesso, signori e signore, la parola a voi, se vi va di commentare.

NB: le immagini sono state inserite da me, unicamente per spezzare il ritmo di lettura. Non sono state scelte a caso, comunque. Rappresentano, in un certo senso, le mie sensazioni.
Allo stesso modo, a me si deve la sottolineatura di alcuni passi che rintengo significativi.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • […] editoriale ha fatto una bandiera, diventandone poi icona. Suggerisco a tutti di leggere questo articolo, giusto per familiarizzare col personaggio. Sinceramente non ho ancora letto nulla di suo. Ho […]

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  • L’avevo letto in Inglese, ma siccome non sono molto ferrato, avevo carpito l’essenziale.
    Leggerlo, comprenderlo meglio…sono senza parole, non c’è nulla da aggiungere più di quanto abbia detto.

    L’ultima parte, la dichiarazione, non so…mi ha suscitato qualcosa.
    Voglia di iniziare a impegnarmi sul serio, voglia di approfondire la conoscenza dell’inglese per poter “entrare” nel mondo, voglia, anche, di impegnarmi anche dall’interno, nel Bel Paese (Bel…mha)
    Sarò giovane, sarò un sognatore, forse mi sbaglio… ma c’è speranza insomma (L’esempio del mio amico che feci ieri, mi pare)
    Certo, la strada è difficile e ardua…ma cosa non lo è nella vita?

  • Aggiungere?
    Non credo ci sia nulla da aggiungere. O obiettare…
    In fin dei conti è un processo che, anche senza dati e numeri alla mano, si palesa da solo come ottimale e assolutamente concorrenziale rispetto all’editoria classica.
    Quindi no, non aggiungo altro e anzi, inizio a documentarmi seriamente su come sfruttare questo nuovo mondo.
    Mi sembra ora…

    • Documentarsi e sapere che ci sono altre vie è sacrosanto.

  • Dopo che ne avevi parlato, me lo sono letto in inglese. Adesso me lo sono pure letto in italiano 🙂 Davanti a questi esempi, davvero, c’è da iniziare a pensare in maniera differente…

    • Guarda, come ogni cambiamento, la cosa non è difficile, è quasi impossibile: lo insegna la storia.
      Ma la storia insegna anche che il cambiamento è inevitabile.
      Sono un po’ profetico, oggi. Chissà come mai. 😀

      • Fai bene a esserlo.
        Non che io mi illuda di vendere 300.000 copie come Konrath, ma è una possibilità. La possibilità è tutto, è vita.

      • Posso dire che sono galvanizzato come non mai da queste possibilità?

  • Grazie a tutti per i commenti.
    Io in fondo sono sempre stato e rimango un sognatore. Ritenendo che il motto ” In Italia non si può” debba essere superato, in un modo o nell’altro.
    In fondo, ho un’unica vita e voglio passarla tentando di fare ciò che è giusto. Se questo vuol dire scontro frontale con gli iceberg che esistono da noi, mi trasformerò in nave rompighiaccio.

    E in ogni caso…
    Ho deciso di scrivere in inglese, per il mercato estero. Per la serie, se l’iceberg è troppo grande, che si sciolga col caldo, da solo. Io veleggio verso mari più tranquilli.
    Chi l’ha detto che devo restare in Italia? C’è la rete.

  • Articolo interessante, non fosse che il caso di Konrath a mio avviso in Italia è poco applicabile. Persistono un sacco di pregiudizi da noi, e ci vuole ancora un po’ di tempo perché le cose cambino. Inoltre, il bacino di potenziali lettori è miserrimo rispetto a quello in cui sguazza lui :p

    Di certo in Italia pubblicare un ebook attraverso un editore (pure con contratto regolare, percentuale discreta e editing) può giusto servire per fare curriculum. Per il resto credo sia un epic fail, ma ti saprò dire meglio in futuro, quando vedrò i numeri che mi spettano.

    • Sarò scema io, ma il punto dell’articolo di Konrath e del tradurlo in italiano non credo sia “in Italia si può, negli USA sì, in Bangladesh forse, in Togo solo a giorni alterni”. Il punto è che la possibilità ESISTE, far finta che non esista è da fessi e non fare proprio nulla per aumentarne la fattibilità in Italia è da disfattisti.
      E credo che non dire al resto d’Italia che non se la cava bene con l’inglese che questa possibilità esiste, beh, è da maleducati. Poi uno può decidere di far finta di niente e di aspettare che le cose cambino da sole, magicamente, ma che almeno si sappia che le alternative esistono. Che uno ha i mezzi per dichiararsi indipendente da un sistema o sua parte che non sa farne i veri interessi.

      • Uhm, veramente qui nessuno ti ha dato della scema. Ho espresso il parere contestualizzando, tutto lì. Mi spiace se hai frainteso.

  • Non aggiungo altro. A parte che non sapevo che l’editoria americana in fondo si comportasse in modo simile a quella italiana. Se il contesto appare così vicino al nostro allora è lecito sperare che si possa intraprendere anche da noi una strada come questa. C’è da dire che l’Italia rielabora, spesso al ribasso, tutte le infulenze angloamericane e che quindi ci potrebbero essere fattori (come le tasse più alte, per esempio) che forse abbasserebbero i riusultati di vendita dell’articolo. Ma anche se minori, sarebbero risultati comunque lusinghieri, di quelli che ti fanno mandare affanculo il lavoro dipendentente per dedicarti fulltime allo scrivere!

  • Il punto che più mi ha colpita:

    Ci hanno dato contratti prendere-o-lasciare, a senso unico e irragionevoli.
    Hanno fallito nel vendere adeguatamente lavori che avevano acquisito.
    Hanno aumentato artificialmente il prezzo degli ebook.
    Hanno rifiutato di negoziare migliori diritti d’autore per gli autori di ebook.
    Hanno imposto agli autori cambiamenti al testo non necessari.
    Hanno imposto agli autori cambiamenti di titolo non necessari.
    Hanno imposto agli autori delle copertine schifose.
    Hanno rifiutato di sfruttare a pieno dei diritti di cui erano in possesso.
    Hanno rifiutato di restituire diritti che non stavano pienamente sfruttando.
    Impiegano fin troppo tempo per portare sul mercato i lavori che hanno acquisito.
    Impiegano fin troppo tempo per pagare agli autori gli anticipi e i diritti d’autore.
    I loro rendiconto sui diritti d’autore sono vaghi, non aggiornati e non accurati.
    Lasciano orfani gli autori.
    Lasciano orfani i libri.
    Rifiutano di trattare gli autori come uguali, men che meno di usare una giusta misura di onestà.
    Fanno errori e non si prendono alcuna responsabilità per tali sbagli.
    Per ogni speranza che nutrono, ne distruggono o ignorano senza bisogno un numero incalcolabile di altre.
    Hanno reso accessorie l’organizzazione rappresentativa degli autori, la finta Authors Guild, e sono serviti, anche dall’organizzazione ingannevolmente chiamata Association of Authors’ Representatives.
    Hanno fallito nell’onorare le promesse fatte.
    Hanno fallito nell’onorare i termini dei loro stessi onerosi contratti.
    Hanno fallito nei confronti della grande maggioranza degli autori, punto.

    E’ interessante vedere come il sistema editoriale americano non si discosti di una virgola dal nostro. E la cosa non è PER NIENTE confortante.

    Resta il fatto che sì, sulla fortuna ha ragione, ma simili dati di vendita per un singolo autore autopubblicato qui da noi non si vedranno mai.

  • si però vuoi mettere l’ odore della carta, l’ accarezzare la rilegatura?

  • C’è veramente poco da aggiungere. E’ l’ennesima conferma di una profonda crisi del sistema editoriale… e del fatto che il ruolo degli autori all’interno del “ciclo produttivo” va rivalutato. Anche dagli autori stessi.
    Le cifre riportate parlano chiarissimo, no? 😉

  • […] questo post lo scrivo in sincronia con Hell, che ha tradotto con me il post originale e che pubblicherà anche lui questa traduzione sul suo blog. La ragione del duplice post è semplice: ci sono dati numerici e idee, nel post di Konrath, che […]