Underground

La Camera d’Isolamento Sensoriale

Capita che, cercando informazioni su un film, in particolare sui retroscena, ci si imbatta in una serie di dati e teorie intriganti. Se la Zona Perturbante, o Uncanny Valley, è alla base di moltissima filmografia horror, che inconsciamente o meno, evoca, nella somiglianza all’archetipo umano dei mostri, la nostra paura ancestrale dell’altro da sé, l’Allucinazione, le teorie ad essa relative, l’induzione della stessa, s’insediano dalla parte opposta delle nostre sensazioni, la paura dell’inconscio, che esso sia sempre attivo, a celare emozioni, ricordi dannosi, che possono sempre riaffiorare, se sollecitati.
Ovviamente, al pari del Perturbante, anche lo stato allucinatorio è stato ed è sfruttato dalla cinematografia come dalla narrazione. Nel modo più semplice e diretto, ovvero inscenare situazioni contaminate d’ambiguità, per instillare il dubbio nello spettatore, oppure nei thriller psicologici, laddove, ad esempio, il testimone di un antico crimine cela la risposta dentro se stesso, ben custodita sotto una selva di ricordi fittizi, eretti dallo stesso subconscio a difesa della psiche.
Il film che mi ha spinto a un’ulteriore documentazione, in questo caso, è Altered States (Stati di Allucinazione) di Ken Russell, del 1980.
In particolare, l’impiego che esso fa, pur costruendoci intorno una personale teoria che reinterpreta in senso estremo e letterale il concetto di inconscio collettivo e di memoria trasmissibile attraverso il dna, una memoria fisica, di un oggetto, inventato nel 1954, la cosiddetta Isolation Tank, o Camera d’Isolamento Sensoriale.

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Suo inventore è John C. Lilly, che la costruì per testare gli effetti sul cervello umano della deprivazione sensoriale controllata.
La teoria si basava su quest’assunto: visto che l’attività cerebrale aumenta o si riduce a seconda degli stimoli esterni ai quali siamo sottoposti, privare il cervello di ogni stimolo dovrebbe indurre uno stato di rilassamento totale che conduce al sonno.
La camera d’isolamento venne creata per confermare o smentire quest’ipotesi.
Dal 1954, il design della Camera è stato variato più volte. La versione originale prevedeva l’immersione totale del paziente in acqua, il che costringeva lo stesso a indossare tute, che generavano fastidio per frizionamento con la pelle, dato che la seduta minima prevede la durata di un’ora, e maschere per l’ossigeno che, a causa del rumore della respirazione e delle bolle d’aria, non garantivano un perfetto isolamento acustico, vanificando in parte lo scopo dell’esperimento.
Le più moderne versioni prevedono l’immersione nudi, in acqua a temperatura corporea, quindi intorno ai 36°, alleggerita con sale di magnesio, in modo tale che il galleggiamento conseguente consenta al volto del paziente,  sdraiato in posizione supina, di restare sopra la superficie, permettendogli una respirazione naturale. Le orecchie, al contrario, restano sott’acqua, garantendogli un isolamento quasi totale.

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L’acqua calda consente ai muscoli di evitare le contrazioni naturali dovute alla necessità di mantenere costante la temperatura corporea, favorendo, insieme al buio, un rilassamento totale.
L’effetto conseguente a una o più sedute nella Camera d’Isolamento è un passaggio di fase nell’attività elettrica del cervello. Cambiamento registrato attraverso apposita strumentazione. Dopo circa tre quarti d’ora di deprivazione sensoriale, il cervello passa dall’emettere onde beta, alla frequenza di circa 12-30 Hz, che rappresenta il ritmo normale, che ognuno di noi ha durante la veglia, all’emissione di onde Theta, intorno ai 4-8 Hz, che invece è frequenza caratteristica del sonno, in particolare del momento che precede il sogno. La cosa particolare è che questo stato alterato avviene, diversamente che al naturale, ovvero col sopraggiungere del sonno, senza perdita di coscienza da parte del soggetto, e dura diversi minuti. Definito stato theta esteso, in molti lo utilizzano per incrementare il livello di concentrazione e risolvere problemi di particolare complessità; in sostanza, il cervello, libero dal resto delle sue costanti attività di elaborazione e traduzione degli stimoli esterni, riesce a veicolare la maggior parte delle risorse verso un unico obiettivo, quale può essere un calcolo, o qualsiasi altra attività che possa essere portata avanti tramite il solo ragionamento.

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La Camera d’Isolamento Sensoriale è in uso soprattutto come metodo anti-stress, dato l’incredibile stato di rilassamento che essa induce.
Quando venne costruita, tornando indietro agli anni ’50, l’LSD era ancora sostanza legale, e molti sperimentatori trovarono naturale esito il mescolare gli effetti della deprivazione sensoriale con quelli delle sostanze psicotrope, quali funghi allucinogeni, esse stesse in grado di causare mutamenti nell’attività cerebrale. Mutamenti di fase che, peraltro, ciascuno di noi ha provato almeno una volta, senza ricorrere a nessuno di questi metodi, quando ci siamo ammalati e la nostra temperatura corporea è salita, di conseguenza causando una modifica nella frequenza delle onde cerebrali. Mai avuto le allucinazioni con la febbre alta?
Interessante scoprire che sia Ken Russell, che gli attori e membri dello stesso cast di Stati di Allucinazione vollero personalmente provare la Isolation Tank, con esiti diversissimi. Ken Russell stesso la utilizzò contemporaneamente all’assunzione di certe sostanze, definendo l’esperienza con la sintetica espressione di “bad trip”. William Hurt sperimentò effettivamente allucinazioni e panico, all’interno della Camera, mentre la sua collega di set, Blair Brown, invece ne ricavò un profondo senso di relax.
Affascinante soprattutto l’idea, che poi corrisponde alla realtà, che le informazioni, e quindi le sensazioni che il nostro cervello ci fornisce dipendono anche dalla frequenza di trasmissione delle stesse, se mi consentite questa banalizzazione. L’allucinazione non è altro che un variare della frequenza, con tutto ciò che questa semplice considerazione può cagionare al nostro limitato concetto di Reale.
La nostra Realtà viaggia nei confortanti binari compresi tra i 12 e i 30 Hz, al di sotto, e anche al di sopra, le cose cambiano, perché cambia la nostra percezione delle stesse, non perché non esistano.
Inquietante, non trovate anche voi? Ma senz’altro affascinante.

Link Utili:

Sensory Deprivation
Altered State of Consciousness
Isolation Tank
Altered States (film, 1980)

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    • 11 anni ago

    […] tecnica realmente in uso, tramite la cosiddetta vasca d’isolamento, ne abbiamo parlato qui. Parallelamente, si era nel 1980, il cinema progrediva così come ogni campo della tecnica e della […]

    • 11 anni ago

    Per il gusto della pedanteria – nel film Atmosfera Zero (Outlands), la polizia usa la deprivazione sensoriale in assenza di gravità come sistema per “ammorbidire” i prigionieri.
    Una variante sinistrissima della cella d’isolamento.
    E aggiungo che anch’io, come Matteo, devo aver letto quel numero di Omni (o qualcosa di affine), e la camera di deprivazione sensoriale resta una delle cose che mi terrorizzano e mi inquietano maggiormente.

      • 11 anni ago

      Ti dirò, la conoscevo, ma non avevo mai approfondito la tematica. Inquietante è dire poco. Sbaglio o anche gli astronauti vengono sottoposti a questo strumento, per simulare il silenzio assoluto dello spazio e valutare le reazioni psichiche?

        • 11 anni ago

        Penso si riferisse alle escursioni in tuta, ma non ne sono sicuro. ^^

        • 11 anni ago

        Non so se la usino ancora.
        Anche perché in realtà l’interno di una capsula Apollo o di un vecchio Shuttle non è proprio silenziosissimo.
        E non parliamo delle vecchie capsule russe.

    • 11 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 11 anni ago

    Imparai cos’era su un numero di Omni, la rivista di fantascienza anni ’80 (mi pare) dedicata proprio al film, e da allora preferisco il nome con cui me ne innamorai, la vasca di deprivazione sensoriale. Quel deprivazione mi dà l’idea che ti tolgano qualcosa, lasciandoti il vuoto che poi la mente, come nelle grotte etc etc, riempie.
    bella lì 😉

      • 11 anni ago

      Infatti, io ho usato il nome meno aggressivo, che è stato cambiato nel corso del tempo, perché giudicato inadatto allo scopo della vasca, che era quello di far rilassare le persone. “Deprivazione sensoriale” le avrebbe inquietate un bel po’. 😀

    • 11 anni ago

    Ecco, io le camere di deprivazione sensoriale li ho sempre associati a un modo per percepire una divesa realtà.
    Che sia poi solo una serie di allucinazioni indotte, o un reale espandersi dei sensi, chi lo sa. Io opto più per la seconda ipotesi, ma non ho dati inoppugnabili in mio possesso per dimostrarlo.
    Sulle frequenze di percezione hanno scritto in molti, dai più seri scienziati ai più bizzarri complottisti, come per esempio di David Icke. Occhio però: secondo questi strambi santoni, se ampli la ricezione della frequenza di realtà poi ti tocca scoprire i rettiliani che vivono tra noi. E se anche loro vedono te, son cazzi…

      • 11 anni ago

      Non necessariamente, però. 😀
      Più che altro mi interesserebbe sapere, e magari appronfondirò in futuro, come questi studi vengano associati alla schizofrenia, che è causata anche da uno squilibrio chimico del cervello.
      E poi tutta la teoria secondo cui i pazzi disporrebberò di una visione diversa della Realtà, non necessariamente sbagliata. Solo diversa.

    • 11 anni ago

    Molto molto interessante. 🙂 Poi la storia delle frequenze, camera di isolamento a parte, si presta a svariati spunti narrativi. Uno più inquietante dell’altro. 😀

    Ciao,
    Gianluca

      • 11 anni ago

      Be’, io sono sempre dell’idea che i nostri sensi siano limitati, come la percezione della realtà. La cosa inquietante è quella che senza stimoli, il nostro cervello varia frequenza e ci permette di ragionare in modo diverso… :O

    • 11 anni ago

    Quella della camera di isolamento sensoriale è un esperienza che al tempo stesso vorrei fare ma temo di fare. Ne ho parecchio timore perchè conoscendomi temo ne verrebe fuori un bad trip con i fiocchi…

      • 11 anni ago

      Be’, se non assumi niente al massimo rischi un attacco di panico, che non è cosa piacevole, in effetti. XD

    • 11 anni ago

    Ma ubriacarsi come tutti no?! 😀

    A parte gli scherzi la camera di deprivazione sensoriale è anche nel primo episodio di Fringe con lei abbastanza nuda che ne esce gocciolante

      • 11 anni ago

      Il che è bella cosa. 😀