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Temi i Morti Viventi – ep. 1

Strana, la vita. Ero lì a farmi i fatti miei su Facebook e perculavo assieme al padrone del blog e a molti altri la prima puntata dello spin-off di The Walking Dead, il pubblicizzatissimo FEAR The Walking Dead (ammazza, che originalità!!). Mai avrei pensato che Hell, per punizione e per, immagino, totale rifiuto nei confronti di quest’ennesima poracciata “horror” televisiva, mi avrebbe addirittura chiesto di scrivere un post sull’argomento. Beh, chiamatemi scema ma la cosa mi onora, visto che amo Book and Negative. Per lo stesso motivo, la cosa mi metterebbe anche un bel po’ d’ansia se non fosse che, ripensandoci, mi sono fatta talmente tante risate guardando Fear The Walking Dead che un approccio serio al post è assolutamente fuori questione. Quindi, cominciamo.

Attenzione, se leggete questo post potreste rimanere offesi!

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Il pilot della serie, scritto dal creatore del fumetto originale Robert Kirkman assieme a Dave Erickson, ci porta indietro nel tempo, a quando si avvertivano giusto le prime avvisaglie di quella che sarebbe diventata un’apocalisse zombie, e trasferisce l’azione dalle parti di Los Angeles. Due presupposti sbagliatissimi, ahimé. La novità e anche il pregio di The Walking Dead, fumetto e prime stagioni della serie, era infatti l’idea di ambientare la vicenda a disastro avvenuto, con un protagonista inizialmente ignaro del fatto che la civiltà che conosceva fosse stata spazzata via e con gli altri personaggi secondari che affrontavano le conseguenze di questa tragedia.

there-is-diversity-missing-in-the-fear-the-walking-dead-cast-fear-the-walking-dead-s-la-528762 (Mobile) FTWD comincia invece nel più classico e “romeriano” dei modi, con sparuti zombi che iniziano a fare capolino mentre, alla Shaun of the Dead, le persone si mangiano il Cornetto ignare del morto vivente che sta per saltare loro addosso (i rumori di fondo sono un continuo di sirene, elicotteri, macchine della polizia, nessun personaggio che mostri una minima reazione. Siamo a Los Angeles, va bene, ma due domande fattele!) e, conseguentemente, gli sceneggiatori sono costretti a “rimandare” e centellinare i momenti horror per concentrarsi sul terribile, devastante, DRAMMONE FAMILIARE. Il DRAMMONE FAMILIARE ambientato a Los Angeles, quindi fatto di coppie multietniche, reduci da divorzi difficilissimi ed interamente incentrato su un figlio fancazzista e drogato che, vista la sua coordinazione nella corsa, le smorfiette continue e le membra dinoccolate, chiameremo Rezzonico (anche perché chi diamine si ricorda i nomi veri?).

602 (Mobile)Il pilot di FTWD comincerebbe anche bene, eh. C’è Rezzonico completamente in botta che si sveglia in una chiesa sconsacrata e usata come covo dai giovinastri drogati del quartiere. Dopo aver vagato in lungo e in largo viene aggredito da un’amica probabilmente morta per overdose e tornata come zombie famelico; spaventato, Rezzonico (che per accattivare un pubblico di ragazzine ha il sembiante di un giovanissimo emulo di Johnny Depp) corre e si spetascia contro un’auto, finendo dritto in ospedale. Lì facciamo la conoscenza della sua “simpaticissima” famiglia: la bionda mamma, perfetta come consulente scolastica ma una frana come genitrice, il papà ispanico che ancora non ho capito cosa faccia di mestiere e la sorella intelligentissima ma scazzata col mondo. Basta. Finché Rezzonico non scappa dall’ospedale il pilot della serie è un’ininterrotta serie di dialoghi tra i membri di questa stereotipatissima famiglia, intervallati da scene di vita scolastica il cui apice è il confronto tra Madre e un cumulo di brufoli deambulante che dovrebbe rappresentare l’immancabile fanatico del GomBloDDo che aveva già capito tutto e che per questo, invece di chiudersi in un bunker sotterraneo, sceglie di cercare la “sicurezza nel numero” e anche in un coltello (ma ti pare? In un’apocalisse zombie basta UN morto vivente in mezzo alla folla per scatenare una reazione a catena di infezioni e decessi, imbecille!). A un certo punto Rezzonico, all’urlo di video-undefined(Mobile)“drogato sì, pazzo mai!”, decide di scappare dall’ospedale e chiedere aiuto al suo pusher che, giusto per rimarcare l’ennesimo stereotipo, è un ragazzotto di colore dall’aria irreprensibile che si scoprirà essere “inspiegabilmente” una gran merda. Talmente merda che decide così su due piedi di uccidere l’amico d’infanzia, senonché Rezzonico, con un movimento spastico, riesce a disarmarlo e ucciderlo di rimando, consentendo anche a mamma e papà (capitati lì per caso dopo aver cercato il figlio ovunque) di vedere uno zombi vero e provare così al mondo la sua sanità mentale. Al mondo, per la cronaca, della sanità mentale di Rezzonico frega poco o nulla visto che, grazie ad un video virale, le persone stanno diventando dolorosamente consapevoli che qualcosa non va e che “all’inferno non c’è più posto quindi i morti camminano sulla terra”. Bon, pilot finito. Noia e banalità a palate, 10.1 milioni di share, un successo strepitoso e una seconda stagione già confermata. Perché gli zombie, come già intuito da Romero, siamo noi.

Se volete vi predico anche il contenuto delle prossime puntate, vediamo se ci azzecco:

rezzonicoIl papà adottivo di Rezzonico andrà di corsa a salvare il figlio e l’ex moglie che lo odiano, lasciando probabilmente la nuova famiglia a preoccuparsi per un paio di puntate prima di tornare sano e salvo.
Rezzonico avrà crisi di astinenza a non finire e il suo comportamento da egoista testa di Pazzo metterà in pericolo la sorella o la madre. Ciò lo porterà a farsi un esame di coscienza e a smettere di drogarsi.
La sorella di Rezzonico non accetterà mai la situazione “apocalisse zombi” e farà scene da mercato finché qualcuno di importante (probabilmente il fidanzato) non cercherà di mangiarla, aprendole così gli occhi sulla realtà delle cose.
L’agglomerato di brufoli morirà malamente. Forse anche il preside che da dietro sembra Obama e che i realizzatori hanno ripreso per almeno 5 minuti di spalle e silenzioso onde farci credere che fosse già stato trasformato in zombie. Bricconi!!!

E con questo chiudo… alla prossima? Mah, dipende da Hell! ENJOY!

(Questo post è stato gentilmente scritto da Erica Bolla, del Bollalmanacco di cinema)

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