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I mostri che abbiamo dentro (Gone Girl – L’amore bugiardo, romanzo di Gillian Flynn 2012)

Gone_Girl_(Flynn_novel)Questi ultimi anni, lo sappiamo, pullulano di uxoricidi. O femminicidi. Uomini che scelgono di uccidere la propria moglie/fidanzata/amante, talvolta divenuta ex, perché oppressi dalla gelosia, dal risentimento, dall’odio. L’ultima faccenda che puzza di uxoricidio è quella di Elena Ceste, il marito ha ricevuto l’avviso di garanzia per omicidio e occultamento di cadavere, pare sia la prassi. Non ci sono prove, quindi è innocente fino a prova contraria. Ciò detto, di queste notizie che mandano in estasi gli autori di parecchie trasmissioni italiane (e di parecchi TG) non ne posso più. Mi urtano il sistema nervoso, mi obbligano a incattivirmi contro il genere maschile, originano in me tratti femministi che mi fanno assomigliare più a una Santanché che a una Rosie the Riveter. Mi lascio sopraffare dal (pre)concetto molto in voga dell’uomo debole, smidollato, violento, che esplode inevitabilmente dinnanzi a una donna più forte che, spesso e volentieri, lo vuole lasciare.
Dunque, avvicinatevi, vi dico un segreto: molti, moltissimi uomini rappresentano questa descrizione miserabile. Non tutti, ma tanti. Però questo stereotipo mi fa anche un po’ sorridere, perché quasi tutti coloro che sono fatti in questo modo non uccidono. Insomma, ci sono un sacco di pezzi di merda, egocentrici vigliacchi, che combinano pasticci tremendamente odiosi. Ma non uccidono. Capito? Mi rivolgo soprattutto alle donne. Toglietevi quell’espressione da Pitbull incollerito da talk show pomeridiano e tranquillizzatevi. Il vostro attuale o ex non sta pensando di buttarvi giù da un dirupo o di farvi a pezzi con la katana di Kill Bill. Certo, per dovere oggettivo è giusto sottolineare il fatto che la gente è fuori di testa e di tanto in tanto ammazza qualcuno. Molto spesso, è altresì vero, le vittime sono donne e i loro bambini, per giunta.

Le femministe cazzute di una volta non si deturpavano col botulino.
Le femministe cazzute di una volta non si deturpavano col botulino.

Anch’io inorridisco, anch’io mi scaldo come una pentola a pressione, perché non ne posso più. Davvero, sono sfinita di leggere e ascoltare notizie del genere.
Proprio qualche giorno fa, mentre ponderavo il pensiero del non ne posso più, ho letto questa recensione di Alessandro Cruciani. Il libro l’ho acquistato in un nano secondo, un libro che racconta il matrimonio tormentato di Nick e Amy, Un libro che parla di Amy che sparisce e di Nick che viene accusato di omicidio. Meno male che non ne potevi più, penserete voi. Ciò dimostra che ho senz’altro un problema, o meglio, un’ossessione. Vedete, io al momento sono una persona serena e soddisfatta, provo quelle sensazioni particolari che ti fanno dire cose pazzesche alla gente, tipo: sono felice!, ma sono stata profondamente infelice. E quando dico profondamente, intendo dire che ho vagato tra gli abissi, alla cieca. E credevo che non sarei sopravvissuta. Invece tiè, alla faccia dei demoni che mi ridevano in faccia, ho nuotato nell’oceano di escrementi in cui mi ero impantanata e oggi sono viva. Sono anche ingrassata e la 38 mi sta stretta. Ma questa è un’altra storia.
Scusate, mi sono persa, succede quando ripenso ai vecchi tempi andati. Il punto è che sono sopravvissuta perché non sono una psicopatica. L’empatia verso il prossimo e verso me stessa mi ha salvata dalla follia. Ricordatevi bene questo termine: empatia. Provarla ci permette di avere rapporti interpersonali migliori. E, cosa mica da poco conto, ci permette di non uccidere. Io credo che il mondo contenga molti più psicopatici di quel che pensiamo, molti omicidi premeditati vengono compiuti da persone mentalmente disturbate. Non è una giustificazione, è che la mancanza di empatia verso la persona che stai scegliendo di uccidere (sì, fanculo i dannati raptus. È quasi sempre una scelta-naturalmente si esclude la legittima difesa) ti rende automaticamente un disturbato. O disturbata. Non facciamo del sessismo imbarazzante.
Ebbene, il libro che mi ha portato a sbrodolare questo articolo, Gone Girl – L’amore bugiardo, è scritto da una donna, Gillian Flynn.

Gillian io ti lovvo tanto, ho già pronto l'altro tuo libro. Io contenta *___*
Gillian io ti lovvo tanto, ho già pronto l’altro tuo libro. Io contenta *___*

E forse voi tutti penserete che la protagonista sia la vittima di un marito infame. Può essere. Posso dirvi che l’intreccio della trama è sorprendente, che per tutto il tempo ho provato sentimenti contrastanti per entrambi i personaggi (la narrazione speculare coi due punti di vista funziona in modo impressionante). Vi suggerisco di recuperare il romanzo al più presto, il 18 dicembre dovrebbe uscire la trasposizione cinematografica firmata David Fincher con Ben Affleck e Rosamund Pike, pertanto è necessario sbrigarsi. Non potete impedirvi il piacere di questo libro che, vi assicuro, divorerete in un paio di giorni (non lavorativi, ovvio). Mai titolo italianizzato fu più azzeccato (sappiamo quanto siamo generalmente scarsi nel tradurre titoli), la bugia regna sovrana. Raccontarvi di più mi farebbe sentire in colpa, vi rovinerei l’esperienza.
Mentre leggevo Gone Girl mi risuonava in testa una canzone di Giorgio Gaber, I mostri che abbiamo dentro. Siamo tutti potenzialmente vittime e carnefici, tutti presenti in questa società che è terreno fertile, concime per i nostri intimi mostri. Quello che più mi spaventa non sono i fantasmi, non è il sovrannaturale. Sono gli esseri umani.

La nostra vita cosciente
la nostra fede nel giusto e nel bello
è un equilibrio apparente
che è minacciato
dai mostri che abbiamo nel nostro
cervello.

Io penso che ci possiamo salvare se ci rendiamo empatici, lo ripeterò fino alla nausea. Non basta non uccidere fisicamente un altro essere umano per deresponsabilizzarci dalle nostre lacune sentimentali. L’educazione al sentimento dovrebbe divenire materia scolastica, dovrebbe essere aggiornamento costante nelle famiglie. Dovrebbe essere il punto da cui partire per arrivare a sconfiggere, prima o poi, l’amore bugiardo.

  • Io credo che la separazione sia proprio il momento in cui l’empatia muore. Nelle spiegazioni psicanalitiche (in questo caso, secondo me, facilmente intuibili per il comune mortale), l’inversione del sentimento, che anche quando va “tutto bene” si costruisce e sta insieme sempre con difficoltà e uno sforzo costante. L’amore, negato, si trasforma nel suo contrario. Tutto che crolla. Violenta rivendicazione, rabbia da bestia ferita.
    Se poi parliamo di famiglie che si sciolgono ci aggiungi i figli che spesso l’uomo non rivedrà più, la prospettiva della miseria perché il giudice fa i suoi bravi conti e se al marito restano 200 euro per campare dopo avere assicurato ai pargoli un futuro, be’, sono cazzi suoi.
    Un mio collega, tra il serio e il faceto, diceva che se ammazzi la moglie e non ti prendono, va bene, ma anche se va male e ti prendono almeno dopo dieci anni di galera l’hai fatta finita (rispetto al divorzio che non finisce mai). Ma queste poi sono banalità, perché, a parte qualche diabolico personaggio che cerca di farla franca e magari ci riesce, di fronte alla propria catastrofe personale questi uomini spesso uccidono (mogli, bambini, ecc…) e si uccidono, oppure si costituiscono dopo il delitto, accomunando delitto e castigo.
    Io non ho quel gran rispetto della famiglia come istituzione ma si dovrebbe ricordare che non tutti possono uscirne liberamente, magari ripetutamente come fanno i divi di Hollywood. Ma visto che qui si parla di un libro (che non conosco) sono andato fin troppo fuori tema.

      • 9 anni ago

      Guarda Bruno, capisco benissimo il risentimento di un uomo che, durante la separazione, viene vessato da pagamenti, giudizi morali e vede i figli col contagocce. Lavoro a scuola e di famiglie incasinate in questo modo ne conosco. Spesso l’uomo la paga cara una separazione, in molti sensi, questo è un fatto. Vedo anche donne abbandonate completamente con figli piccolissimi, spesso sono molto giovani. Vedo coppie che stanno insieme ma che trasudano odio da ogni poro della pelle. Vedo adulti che si fanno i dispetti come se avessero 5 anni. E magari hanno figli di quell’età, che imparano da loro. Insomma, ne vedo di tutti i colori. Quello che tenevo a sottolineare, era la costruzione di un rapporto, di qualunque tipo, che abbia alla base l’onestà dei sentimenti e delle emozioni. La rabbia è un sentimento. Ed è un sentimento socialmente inaccettato. Puoi essere triste, depresso, agitato magari. Ma arrabbiato no. Perché bisogna perennemente mantenere il controllo. Io credo sia sbagliato, credo che tutti noi abiamo il diritto di dire: vaffanculo, sono incazzato/a. Tutti. Perché se lo siamo ci sono delle ragioni. Il punto è, avere la maturità di saper riconoscere quest’emozione e veicolarla. Se arrivi al punto di uccidere la tua ex (visto che stiamo parlando di femminicidio perlopiù) è perché quell’emozione (magari legittima) non l’hai affrontata in tempo ed è esplosa, annebbiandoti il cervello un po’ alla volta fino a farti dimenticare quella cosa lì per me tanto importante: l’empatia.
      Sai, anch’io sono stata tanto arrabbiata. Talmente tanto da fare brutti pensieri, perciò la riflessione del tuo amico non mi scandalizza. Mi sono sentita così ferita da desiderare ogni male possible verso l’altra persona. Ed è durato parecchio. Con fatica ho accettato la rabbia che provavo e col tempo si è assopita, perché mi sono concentrata su me stessa e mi sono amata. Non sparirà mai, perché non si dimenticano certi orrori. Non esiste il perdono, esiste solo gente con cattiva memoria (cit.).
      Siamo tutti responsabili del nostro bagaglio emotivo, a una certa età non puoi più permetterti di dare la colpa ai tuoi genitori (se ho smesso di farlo io ce la possono fare tutti). Lavorare sulle emozioni è l’unica possibilità che abbiamo per non estinguerci uccidendoci tra di noi.
      Comunque Bruno, ti ringrazio per il tuo intervento, queste discussioni sono sempre un arricchimento.

  • Il parere di un misantropo non sposato probabilmente conta poco nel contesto di questo problema, però non credo che si tratti semplicemente del risentimento di certe categorie maschili verso la donna che ha acquistato “potere” e libertà d’azione. O meglio: non solo. C’è tutto un insieme di rivolgimenti e stravolgimenti (o anche progressi se li vogliamo chiamare così) che hanno sconvolto l’ordine costituito: la Famiglia, famosa istituzione italica, ora è in netto declino, ed è ormai una cosa da ricchi.
    Problema è, in questo paese arido e amaro, un sacco di uomini avevano nella famiglia l’unica cosa che potevano dire di essere riusciti a costruire. E le separazioni, tra sentenze che riducono frequentemente il marito in un accattone e il deserto spirituale che se ne può prefigurare, possono essere insopportabili.
    Non credo che si possa dare UNA spiegazione sola e che la mia sia migliore di altre, né credo che si possa considerare una spiegazione del genere una giustificazione, ma ho l’impressione che, in un paese che sta per molti aspetti finendo nella merda, le recenti evoluzioni sociali stiano spingendo molti maschi oltre l’orlo dell’abisso. Con quello che ne consegue.

      • 9 anni ago

      Hai certamente ragione, la mia non voleva essere una banalizzazione del problema, infatti io credo profondamente in una educazione seria ai rapporti umani. Che sia un rapporto di coppia o tra genitori e figli, tra infermieri e malati, tra bambini e insegnanti. Un’educazione all’empatia verso il prossimo. Probabilmente sono stata letta male, io non amo pensare che le donne siano migilori degli uomini, è un filone di pensiero che mi imbarazza. Il femminicidio è una piaga sociale, attualmente, pompatissima dai media, ogni volta che ne sento parlare in qualche TG è come se sentissi una risatina malefica in sottofondo. Mi fa male al cuore pensare che queste donne siano state ammazzate da qualcuno che un tempo hanno amato. Al contempo penso, ma che tipo di amore è stato? Che tipo di legame si è costruito tra queste coppie? Quali demoni atavici emergono negli animi di queste persone? Uomini o donne, non fa differenza. Solo che l’uomo ha quella spinosa aggravante della forza bruta, che un uomo quando s’incazza, grida e ti sovrasta ti fa paura. Anche se fino a un attimo prima è stato un tenero compagno (o fratello, o padre, o zio, o amico). Anche se è più magro o più basso di te. Cosa spinga questi uomini a scegliere di uccidere non può avere una risposta unica, come dici tu, ma più risposte, più spiegazioni. Ma rimango convinta che la mancanza di empatia sia preponderante. Ed è una cosa terribile.

  • Questo libro me lo sono ritrovato davanti un sacco di volte in libreria a Londra. Poi qualche mese fa un fan butico mi dice: “Ti consiglio questo libro, si chiama L’amore bugiardo, ma leggi lo, a discapito del titolo è molto bello.”
    Capendo che si trattava di Gone Girl l’ho preso.

    E l’ho abbandonato a pagina 70, che l’ho trovato di una noia e di un soporifero unico.
    Probabilmente (anzi sicuramente) non è genere mio.
    Mi sono andato a spoilerare poi tutto il libro su wiki. E la trama pian piano sembra carina. Ma quelle settanta pagine iniziali di “nulla” mi hanno ucciso dentro.

      • 9 anni ago

      Io invece ne sono rimasta catturata subito. Mi sono sentita immediatamente coinvolta nella vicenda e incuriosita da ciò che sarebbe potuto accadere pagina dopo pagina. Merito anche dello stile della Flynn, deciso, veloce, ma zeppo di dettagli importanti.
      Strano che ti abbia addirittura annoiato, ma vabbeh, sono gusti 🙂

        • 9 anni ago

        Palahniuk è spesso indigesto anche a me, non sempre ce l’ho fatta a finire i suoi libri. Rabbia, ad esempio, mi ispirava tantissimo, ma non l’ho mai finito.
        Visto che si parla di Fincher penso che della trasposizione di Gone Girl siamo tutti in una botte di ferro, Fight Club docet 😀

      • Si, è sicuramente un problema mio, oltre che di gusti. Per esempio non riesco a leggere Palahniuk, benché i suoi libri abbiano delle trame geniali la sua prosa mi irrita non poco e mi é indigesta.
        Ho avuto lo stesso sentore con Gone Girl. Ma è un problema di “libro”, il film penso lo guarderò (e anche senza pregiudizi). 😉

  • Gillian Flynn è una scrittrice stratosferica, che ho conosciuto grazie a un’amica di Facebook e che sono fiera e felice di aver condiviso con te, amica mia.
    Perché tratta di temi ostici e lo fa sempre ricordando di mettere al centro del racconto proprio quell’empatia per i personaggi di cui parli. Ed è per questo che la narrazione del romanzo è così sorprendente. Adesso, leggi subito subito di corsa Sulla Pelle che è anche più bello.

      • 9 anni ago

      Appena l’ho finito ho comprato l’ebook di Sulla Pelle, come mi avevi suggerito (ordinato è più corretto).
      La Flynn la vorrei abbracciare, soprattutto per il finale di questo romanzo (ho letto in giro gente delusa proprio dalla conclusione, meh). Sorprendente, davvero. Grazie amica, mia fonte inesauribile di scoperte letterarie e filmiche. <3

  • Grazie per la condivisione!

      • 9 anni ago

      Di niente! 🙂