Cinema

Total Recall (2012)

Già...

[Contiene anticipazioni]

E concludiamo il discorso Memoria Totale, con Total Recall di Len Wiseman, di quest’anno.
Si ispira al racconto di Philip K. Dick analizzato ieri, We Can Remember It for You Wholesale, come anche il film del ’90, d’altra parte, ma è dichiaratamente un remake dell’opera di Verhoeven. Quindi il racconto dickiano è solo sfondo.
Che il cinema sia la fonte principale di Total Recall, e non solo Atto di Forza, è evidente in una scena che sembra ricalcata su The Bourne Identity, quando Matt Damon/Jason Bourne si reca in banca e apre la cassetta di sicurezza contenente pistola, soldi e documenti falsi. Solo che qui non c’è Matt Damon, ma Colin Farrell. E l’istituto bancario è un po’ più futurista.
Questo per dire che Total Recall lascia perdere del tutto i tentativi “filosofici” di analisi e oggettivazione della Realtà, del concetto di Reale, per vendersi, o essere venduto, come film d’azione con forte caratterizzazione sci-fi, un accenno di romance che non fa mai male (dicono loro), possibilmente adolescenziale, anche se gli attori sono ultra-trentenni, e motivazioni politiche (?) all’agire dei personaggi, politica da due soldi – A opprime B, B si ribella e vince – com’è di moda oggi.
Tutto lineare. Tutto elementare. Tutto spiegato, per la gioia di alcuni e la dannazione di chi guarda i film col cervello acceso, non avendo problemi di risparmio energetico mentale.

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Kurt Wimmer e Mark Bomback alla sceneggiatura. Costoro si sono inventati tante cose belle, ma inutili, messe in scena secondo la legge del perché sì.
Il tanto bistrattato Blade Runner, bistrattato perché, guardate un po’, non si limitava a fare spettacolo, ma induceva al ragionamento e alla riflessione, in una commovente unione di immagini, poesia, filosofia e musica, che colpì Dick stesso, è la pietra miliare, per ciò che concerne il setting. Dal 1982, il film di Scott rappresenta IL SETTING per coloro che vogliano creare un futuro sublime e decadente. Infatti, anche qui in Total Recall vediamo spuntare edifici ciclopici al tramonto, macchine volanti e gente che si ripara dalla pioggia usando ombrellini di carta cinesi, e impermeabili trasparenti, proprio come sull’altro set. Cosa strana, l’estrema diffusione della cultura cinese, dal momento che, a parte la Gran Bretagna e parte dell’Europa, e il continente australiano, TUTTO il resto del mondo è stato devastato da una non meglio specificata guerra chimica. A che pro, quindi, gli ombrelli cinesi? Perché fanno figo.
Altro giro, altro omaggio: ricordate l’aliena con tre tette?
Certo che la ricordate.
Pochi secondi, ma se la ricordano tutti, a distanza di ventidue anni. Una cosa semplice come una tetta in più, che colpisce a fondo l’immaginario collettivo. E infatti ne stiamo ancora discutendo; e infatti il regista, Wiseman, che se la ricordava pure lui, decide di riproporcela, in versione moralista, con una striscia di tessuto che copre i capezzoli, come negli affreschi sui muri delle chiese.

Mary, dal 1990

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A parte il rigurgito moralista dei nostri tempi, c’è un motivo per cui la donna con tre tette aveva un senso in Atto di Forza e nessuno in Total Recall.
In Atto di Forza, la donna è una marziana, nata e cresciuta su Marte e deformata dalle radiazioni dell’atmosfera del pianeta rosso, provocate dall’aver impiegato materiale scadente nella costruzione delle cupole dotate di atmosfera artificiale che consentono la sopravvivenza nella colonia. Su quest’ultimo dettaglio, sul fatto di aver creato una generazione di mostri mutanti, s’innesta poi il conflitto tra Cohaagen (responsabile delle cupole e di altre nefandezze) e Kuato (il leader mutante della resistenza). La ragazza tri-tettuta, quindi, è solo la punta dell’iceberg, una specie di fucile di Checov che apre un discorso coerente sulla mutazione.
In Total Recall, la donna è solo una prostituta con tre tette. Che ripete, stanca, la battuta sul rimpiangere di non avere tre mani. È il solo mutante mostrato nel film e non si accenna mai al fatto che la guerra chimica abbia causato danni in tal senso alla parte sopravvissuta della popolazione. Alla non sgradevole estetica, tutto sommato, dell’attrice con tre seni, vengono affiancati Beckinsale, Farrell e Biel, che sono tre divinità della bellezza. La Melina di Atto di Forza era bruttarella, diciamocelo. Zio Arnold solo una montagna di muscoli. Michael Ironside, uno con la faccia da gran bastardone. Kuato, un mostro ributtante. Paradossalmente, nell’opera di Veroheven, l’unica bella e perfetta, che dà la polvere a Kate Beckinsale, era Sharon Stone, la cattiva.
Avvertite la differenza?
L’aliena con tre tette, in Total Recall ci sta perché sì. Perché fa figo, esattamente come gli ombrellini cinesi.

La nuova Mary, 2012

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Altro dettaglio perché sì è il viaggio su Marte. Douglas Quaid (Colin Farrell) si sveglia una mattina e vuole andare su Marte.
Perché sì.
Solo che non ci va, in quanto, dopo che si reca alla Rekal, si scopre che lui è un vero agente segreto, esattamente come il pacchetto di ricordi artificiali che gli si voleva impiantare nel cranio, e cominciano i casini.
Total Recall dura 113 minuti, per un budget stimato in 65.000.000 di dollari. Altrove ho letto 125 milioni, ma propendo per l’attendibilità di IMDb.
Almeno un’ora e un quarto di queste quasi due ore è costituita da sequenze di lotta, inseguimento e sparatorie. Girate bene finché volete, anche se qualcuno dovrebbe spiegarmi come, dopo l’incidente stradale che porta Quaid e Melina (Jessica Biel) fuori strada, con lei priva di sensi, accerchiati da un botto di curiosi a guardare lo spettacolo, mi dovrebbe spiegare, dicevo, come fa Quaid, la scena dopo, a raggiungere tranquillo, portando lei in braccio come una sposa, il suo appartamento. Mah…
Quindi, lato action in eccesso, che fa il verso a The Bourne Identity. Dopotutto, sia Quaid che Bourne hanno problemi di memoria, e Farrell non può certo credersi Schwarzenegger.

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La politica. I cineasti amano fare politica. Il pubblico ama coglierla e interpretarla. Trattasi quasi sempre di politica banale, o banalizzata.
In questo caso è politica banale, arricchita da idiozia conclamata, quella posseduta dai personaggi (per colpa degli sceneggiatori).
Douglas Quaid è il difensore degli oppressi, nella fattispecie gli australiani, vessati dalla FBU, la federazione della Britannia Unita. Chi ci nota una lieve polemica tra le colonie e Sua Maestà è uno col pelo sullo stomaco…
Ora, Cohageen, il cattivone del film, s’è messo in testa di invadere l’Australia e assumere così il controllo del mondo intero (ricordate? Solo Inghilterra e Australia). Per farlo ha infiltrato Quaid nella resistenza, che si chiama Resistenza, e che si diverte a piazzare le bombe nella metro della FBU, perché l’Australia deve essere libera. Peccato lo sia già, perché è dall’altra parte del mondo. E peccato che lo strumento dell’oppressione britannica sull’Australia sia costituito, udite udite, niente meno che da un sistema di trasporto, denominato Fall, che altro non è che un treno delle dimensioni di un grattacielo, che si sposta dalla FBU all’Australia. Praticamente, non so se avete capito bene, la grandiosa e inarrestabile invasione di Cohageen consiste nello spostare le truppe su un tram e portarle in Australia, dove tutti sanno quando e chi sta arrivando e dove in teoria dovrebbero organizzarsi per fargli il culo appena arriva. No, ditemi voi, far saltare il Fall prima che giunga in stazione?

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Non soddisfatto, Cohageen, che altro non è che un faccendiere, si mette a guidare di persona (!) l’esercito dei droidi invasori (di sua creazione), rischiando di essere ammazzato da un colpo vagante un momento sì e l’altro pure.. Portandosi dietro, ovviamente, sia Farrell che Jessica Biel, catturati in altra occasione. E sapete perché? per dare loro modo di liberarsi e di far andare il suo diabolico piano a puttane.
E poi, tornando al discorso adolescenziale, ma quando ce la fate vedere una scena di sesso che non sia risibile come uno spettacolo per oblate al monastero? Ma davvero a trentacinque anni devo vedere questi qua che tubano come piccioncini sapendo che la polizia di mezzo mondo (letteralmente) sta andando a casa loro a fargli il culo? No, dico, sul serio? Ma non siete ancora stufi delle cazzate alla tuailait? Ormai le riproponete a flusso continuo, dovunque?
Abbiate pietà.
Altro che riflessioni sulla Realtà. Qua la Rekal è un optional, giusto perché Quaid si ricordi non tanto chi sia, quanto perché recuperi le sue abilità guerriere, giusto per motivare la successiva ora e mezza di mazzate.
Perché?
Perché sì.
Le domande sono per quelli che usano il cervello.

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  • […] Recensione di Hell Share this:FacebookGoogle +1TwitterTumblrLike this:Mi piaceBe the first to like this. Questo articolo è stato pubblicato in cugini deficienti e contrassegnato come annate a morì ammazzati, Arnold Schwarzenegger, brutta gente, mutanti, Padre perdona loro, Paul Verhoeven, Philip Dick, tre tette da Lucia . Aggiungi il permalink ai segnalibri. […]

  • Ma… forse ho avuto uno svarione io, ma sono abbastanza sicura che nella versione che ho visto i capezzoli della tipa tripopputa si vedessero o__O; è anche vero che tendevo a distrarmi ogni tre per due, resta il fatto che i vari escamotage per rimanere dentro al pg13 ormai li conosciamo. L’impatto generale è stato: noia. Salvo il primo inseguimento in giro per la città con la Beckinsale alle calcagna, e quello sui cubi/ascensore ma perché mi ricordava uno schema di Portal 😀

    Sulla prominenza della cultura cinese (e asiatica in generale, le scritte sui mezzi della polizia mi sono sembrate in inglese e, per qualche oscuro motivo, coreano) io in realtà mi ero data una spiegazione di mera vicinanza geografica, cioè che vista la mal parata gli asiatici fossero emigrati in Australia a frotte, in fondo di spazio ce n’è. In realtà la mia sospensione dell’incredulità è stata messa alla prova da un’altra cosa (che molto probabilmente in un film migliore avrei lasciato correre): posso accettare a priori che nella realtà del film si sia arrivati a uno sviluppo tecnologico tale da rendere possibili innesti di memoria e viaggi attraverso il centro della terra… ma in un mondo in cui le leggi della fisica sono comunque (in teoria) quelle reali, e gli esseri umani, per quanto fighissimi e allenatissimi, sono comunque, appunto, umani… non *posso* credere che Farrell e compagnia cantante siano in grado di salire con le loro sole forze una scala a pioli all’esterno di un mezzo che percorre il diametro terrestre in linea retta in diciassette minuti. Che, calcolatrice alla mano, lo piazza su una media di circa 22.000 km/h. Normalmente non mi faccio di queste fisime, ma per l’appunto salta all’occhio nella fiera del “perché sì”, anche perché la scena in sé non aggiunge nulla, a livello di spettacolarità, all’inseguimento. Mestizia! E lo dico anche al netto dei paragoni con l’originale che mi era piaciuto molto ma che non so certo a memoria. Ma quello era un film in linea con lo spirito cyberpunk del tempo (e come dicevi tu nella tua rece, anche precursore di alcune tematiche che poi si sono viste dieci anni dopo in Matrix), questo è derivativo dall’inizio alla fine.

    • Interessante… probabile anche che si tratti di due varianti per il pubblico americano e europeo. :O Perché io di sicuro non li ho visti.
      Capezzoli a parte, è vero che l’autore (in generale) non deve essere costretto a spiegare per filo e per segno il perché di certe sfumature, vedi gli ombrelli cinesi, ma il mio problema, oltre al Fall, non si sa per quale motivo, simbolo dell’oppressione inglese sull’Australia (parliamo di un sistema di trasporto, non vedo come possa essere tale), è per l’appunto la scelta totalmente derivativa del prodotto. Che, mano-telefono a parte (che pure non mi pare ‘sta genialata) non crea assolutamente niente, a ogni livello: costumi, scenografia, personaggi (fatti con lo stampino pure loro, o presi dalla cesta dei characters al discount).
      Eppure, il precursore era di quel regista là, c’era Schwarzenegger, cioò, non era un Lars Von Trier, ma la differenza sostanziale è proprio la goccia di sudore che scorre sulla fronte di quel brutto impiegato nel primo, la furtiva lacrima che cade giù per gli zigomi di Jessica in questo qua: due modi d’intendere certo cinema agli antipodi.

  • Premetto che ho visto solo il trailer per ora. Il punto è sempre quello: hanno in mano tecnologie e CGI da paura, esperienza di anni di cinema fantastico ma… manca l’attrattiva, il fascino, il meccanismo che ci faceva sognare. Nel 2012 fare un remake che si fa polverizzare da un film di 20 anni fa, è un brutto segnale di allarme. Senza contare la parte di questa censura bigotta (o voluta dal mercato?) davvero senza senso.

    • Il problema è che film “artigianali” si possono ancora fare. Ma non conviene più. O almeno questo è il messaggio che passa.
      Perché pagare un’intera squadra di effettisti speciali, rischiare la pelle degli attori col fuoco vero, quando puoi fare tutto in CGI?

      Già, perché…

  • Letto anch’io, parola per parola, riga per riga.
    E intanto, ti ringrazio per averci messo a parte delle tue impressioni: almeno, andandolo a vedere (perché, comunque, lo vedrò), avrò aspettative zero.
    E dire che tecnologie, budget, cast c’erano.
    Incredibile che quasi tutti caschino sempre sugli stessi punti (sceneggiatura scritta da un demente, politicaly correct indiscriminato, neopuritanesimo etc etc).

    • Be’, sì, poi dimmi come l’hai trovato. Magari ci vedi qualcosa che non ho visto. La scenografia in CGI è fatta molto bene, ad esempio, ma è ingiustificata. ^^
      Sul fatto che i punti deboli siano sempre gli stessi, ritengo che la causa siano i divieti. Addirittura, il PG13 prevede che si possa pronunciare la parola “fuck” solo una volta durante tutto il film. Quindi pongono limitazioni folli, che poi vanno a modificare pesantemente la previsione d’incasso, nel caso una o più fasce d’età vengano escluse.
      Quasi quasi mi informo e ci faccio un post. ^^

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  • Ecco, e poi devo anche star lì a sforzarmi per far capire perché sono contrario ai remake. Ho letto tutto aspettandomi il peggio, e quanto pare non mi sono aspettato abbastanza, perché hanno fatto ancor peggio di quel che mi immaginavo. Bleah…

    Ciao,
    Gianluca

    • Ti dirò, non vale nemmeno la pena vederlo per le attrici, come fanno i buoni nerd (io) :D.

  • Letto tutto.Attentamente. Ora non mi rimane altro che darmi una botta in testa e svenire, nella speranza di dimenticare tanta idiozia. Ma poi se alla fine è più un film d’azione perchè non hanno provato a fare direttamente qualcosa di nuovo ? Bah !

    • Non so che PG ha ricevuto, ma non mi pare si dicano parolacce. È proprio un fil per i bimbi. ^^

  • Insomma ennesimo remake che non serviva a nessuno…
    La storia del velo sui capezzoli indica quanto sia arretrato e “paraculista” oggi il cinema…tristezza.

    • Be’, la vista di tre tette potrebbe turbare gli adolescenti, e far scoprire loro che Bella ne ha solo due…

      • Il problema nasce dal fatto che col PG13 il film non è precluso a nessuno, quindi si hanno i cinema pieni e il massimo incasso possibile.
        Ma così facendo abbiamo i trentenni che fanno gli adolescenti. Ecco tutto.

      • Roba da pazzi co’sto PG13…