Antologia del Cinema

Non è un paese per vecchi (2007)

Si inizia con William Butler Yeats, da cui è derivato il titolo: No Country for Old Men, da un romanzo di Cormac McCarthy. E si finisce col riflettere sul fatto che Javier Bardem non si sentiva adatto per il ruolo di Anton Chigurh, il killer, perché non sopporta la violenza. Questo, e il problema che non sa parlare bene l’inglese. Poi ci si sono messi di mezzo due Oscar, e tutto, come sempre, finisce per assumere quella sfumatura di paradosso che mi è tanto cara, che amo ricordare a tutti quelli fissati con codici e regole. Ethan e Joel Coen hanno scelto Bardem, persino contro il parere di questi. Non che, a questo punto, aver vinto l’Oscar faccia qualche differenza. Non è questo che conta, e poi, il merito di Bardem non si discute. Al massimo staremmo qui a scandalizzarci del contrario, ma anche no.
Adoro le contraddizioni del mondo.
Non è un paese per vecchi è stato uno dei primi titoli a cui ho pensato, volendo iniziare a scrivere di cinema. Ricordo ancora le discussioni avute con chi, a dispetto del valore del film, ne sottolinea solo le forzature, che pure ci sono, dimenticando la bellezza che, in ogni caso, la fa da padrone, mescolata alla satira sottile e spietata dei fratelli registi, che stanno lì, a parlare di un duello tra due uomini e, fingendo indifferenza, ci infilano la stoccata al perbenismo cieco e sciocco americano, all’idolatria contrapposta all’odio per coloro che hanno combattuto la sporca guerra in Vietnam e in più, discutono di esistenzialismo, coi ragionamenti a vanvera del killer disilluso.
Certo, il merito è soprattutto di McCarthy, se si pensa che scene e dialoghi e soprattutto azione che possiamo vedere nel film sono descritte di pari passo, nelle pagine del libro. Ma i Coen ci hanno messo gli occhi e il movimento (e la sceneggiatura). La narrazione, il tocco personale, e tante altre cose.

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Tre attori, Josh Brolin (Llewelyn Moss), Javier Bardem (Anton Chigurh) e Tommy Lee Jones (Ed Tom Bell). I primi due in lotta, il terzo che fa da osservatore, voce che interpreta, disillusa, la realtà che non capisce più, perché da essa è stata superata, lasciata indietro. Una realtà che s’accompagna a crimini commessi senza movente, ma dal dna. Solo chi ha fatto certe letture, e mi riferisco in particolare al Thyestes di Seneca, ci può vedere un’impronta classica, in questo modo di intendere il male: retaggio ineluttabile, colpe dei padri che ricadono sui figli, cui non è concesso altro destino se non commettere, di nuovo, quello stesso male, in forme diverse, magari, ma analogo nella sostanza. Agghiacciante, se ci pensate.
Strano a dirsi, è stato chiamato Woody Harrelson a interpretare Carson Wells, assoldato per fermare Chigurh che, a un certo punto, si mette ad ammazzare tutti quelli che incontra, senza limite e senza alcuno scopo apparente, eccetto l’autoconservazione e, ancora una volta, l’ineluttabilità di quelle morti, alcune affidate semplicemente al caso, il lancio di una moneta. Sì, siamo dalle parti delle riflessioni profonde, ma non ce ne siamo accorti. Ma dicevo di Harrelson, strano che ci sia lui, alla luce di questo discorso e del fatto che il padre, Charles, era un assassino, noto soprattutto per aver ammazzato il primo Giudice Federale nel ventesimo secolo. Eredità pesante. E che va ad accumularsi alle sfumature di cui questo film abbonda.

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Fotografia a cura di Roger Deakins. Magnifica, e non solo per merito delle location desertiche. Panorami morti che si stendono fino all’orizzonte, chiazzati di sangue, ma anche per le sequenze in notturna, illuminate di tonalità calde, le luci ambrate dei lampioni in strada, gli scoppi delle armi da fuoco, gli incidenti. Non è un paese per vecchi è soprattutto fascino visivo, prima ancora che una sporca e spietata, per esiti e metodi, storia di soldi: un motivo come un altro. Un scopo sincero all’agire di ogni uomo, se non altro più pratico.
Pensando ai difetti, ci si fa caso fin dalla prima volta: Moss si diletta a cacciare gazzelle (?) nel deserto, durante la battuta di caccia s’imbatte nei resti umani, animali e meccanici (le automobili crivellate di colpi) di una compravendita di droga finita male, incontra un superstite che gli domanda dell’acqua. Ecco, l’acqua è il motivo scatenante di tutta questa storia. Perché Moss, preso dal rimorso di non aver potuto dissetare l’uomo morente, ritorna sulla scena del crimine e…
Ora, mi domando, è mai possibile che un cacciatore esperto del deserto non porti con sé una borraccia?
Seconda cosa: il cane di pezza. I trafficanti messicani, non si sa perché, portano con sé dei Pitbull, uno di questi è stato ammazzato durante la sparatoria. Si vede benissimo che è un pupazzo. Stesso pupazzo che, scene più tardi, viene riciclato in occasione dell’ammazzatina di un secondo cane, anche lui pitbull.
Con tutti i fantastiliardi di budget, non si poteva ottenere un modellino di cane migliore? Magari due, diversi?
Terza osservazione, Chigurh è solito penetrare all’interno delle case di coloro che vuole ammazzare utilizzando una speciale pistola alimentata da una bombola di aria compressa, pistola che viene impiegata per abbattere i bovini prima della macellazione, tramite la quale fa saltare i nottolini delle serrature.
È mai possibile che negli Stati Uniti tutte le porte abbiano lo stesso tipo di serratura? A casa mia, tanto per dirne una, Chigurh col cazzo che ci può entrare, non col suo solito trucchetto, per lo meno.

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Le precedenti sono le domande che ci si pone guardando Non è un paese per vecchi. Bastano a penalizzare il film? Non credo, infatti è sufficiente la sola capigliatura di Bardem a calamitare tutta l’attenzione verso il suo personaggio psicotico. Pettinatura per la quale, l’attore ne era conscio, nessuna se lo sarebbe scopato per un mese almeno. Ecco, viva il cinema.
Menzione anche per Kelly MacDonald (Carla Jean, moglie di Moss). Suo il ruolo della donnetta messa in un cantuccio da una società che dalle donne non si aspettava altro e un po’ su certe meschinità ci giocava per vie di comodo. Trovo che la sua interpretazione sia perfetta.
Infine, le sparatorie, e in generale, le scene d’azione. Sicuramente si riconosce la mano dei Coen. Ma stavolta la fotografia fa la parte del leone. S’è optato per un utilizzo del carrello che dà alle immagini una stabilità estrema, sicché anche l’inseguimento del deserto appare nitido e coinvolgente. Poi ci si mette pure Dio, o il signore degli effetti speciali, a far apparire un lampo all’orizzonte, mentre Brolin fugge dai messicani sul pick-up che vogliono fargli la pelle, e allora si può parlare persino di poesia. Senza esagerare.

Soundtrack

Altre recensioni QUI

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  • Ecco, questo è uno dei film dei Coen che ho più adorato.
    Forse la loro pellicola più matura, dove il loro stile grottesco e un po’ sopra le righe viene stemperato da un’inusuale malinconia.
    E poi Bardem, con quella faccia meravigliosa, incarnazione perfetta del caos, del destino che giunge tra capo e collo senza provare simpatia né antipatia.
    Per contro, il libro mi aveva annoiata a morte, scritto in uno stile a me non congeniale.
    Segnalo, da brava ligure, il doppiaggio della scena madre in cui Chigur “minaccia” il povero negoziante, versione genovese.
    Una cosa geniale, che se non sbaglio potete trovare su youtube col titolo “ospitalità ligure – non è un paese per vecchi”.

  • E come Ferru, sono un deficiente anch’io, perché adoro McCarthy, ho il libro nello scaffale, ma non l’ho ancora letto *O*
    In compenso il film l’ho visto. Mi è piaciuto, anche se c’è un che di diverso rispetto agli altri loro film. Non riesco a individuare cosa però. Forse come dici tu, la parte maggiore viene da McCarthy e loro ci hanno messo solo la mano. Devo rivederlo 😀

    • Ecco, a ‘sto punto è partita la scimmia. Devo leggerlo pure io! 😀

      • Ed è lì che mi guarda…

      • Il libro o la scimmia? 😀

  • Ooooh, finalmente un film che ho visto pure io! 😀

    Piace molto anche a me, e più o meno per gli stessi motivi che sottolinei nella tua recensione. Il personaggio del killer mi è proprio rimasto impresso, nonostante abbia visto il film solo una volta. Ed ecco, magari è il caso di dargli una seconda visione, in futuro… 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    • Ciò è quasi impressionante! :O

    • 12 anni ago

    Io non amo particolarmente i Coen, pur riconoscendone il valore. Ho però amato questa pellicola. La vidi la prima volta e mi piacque, la vidi la seconda e la adorai, complice percezione alterata e conseguente totale coinvolgimento (se legge tal Santini capirà che ho problemi con l’alcol dato che nel commentare la sua recensione a Le Avventure del Barone di Munchausen ho scritto la stessa cosa). Anzi io consiglierei caldamente qualche bicchiere prima di certe visioni, aiuta a lasciarsi andare alla realtà sullo schermo 😉 True Story. E soprattutto, Hell, magari con qualche liquido in più in corpo la pianti di pensare a quella cazzo di borraccia (comunque, anche io in realtà non riesco a non fissarmi su simili particolari/buchi di sceneggiatura).

    • Questo è impossibile, perché non vado a cacciare, ma a pescare. E quando sto lì, in riva al mare, dopo due ore sto già morendo di sete. Ma la cosa non mi tange perché ho la mia bella borraccia.
      E allora mi dico, se dopo due ore in riva al mare io muoio di sete, figurati un tipo che se ne sta tutto il giorno sotto il sole del deserto a cacciare.
      Che poi, è la classica puttanata che si poteva sistemare in un niente: sarebbe bastato che Moss finisse la sua personale scorta d’acqua, in modo che non ne potesse offrire al messicano.
      In quel caso nessuno avrebbe avuto da ridire, e l’attenzione si sarebbe spostata solo sul cane pupazzo e sulle cinque (!) serrature uguali fatte saltare allo stesso modo. 😀

  • Il film mi è sembrato un lungo videoclip di pornoviolenza, una cagata folle e urlante, ma vi si trovano due battute mitiche:
    – Sto per fare una cazzata, ma la farò lo stesso
    – Dovresti ammettere la tua situazione. Sarebbe più dignitoso.

    • Io ci aggiungerei anche:
      “Se non ritorno, dì a mia madre che le voglio bene.”
      “Ma tua madre è morta.”
      “Ah, allora glielo dirò io.” 😀

    • 12 anni ago

    Volevo dirla io, la cosa delle serrature americane!!!! 😀
    Mannaggia.
    E le finestre? Si aprono se solo le guardi male. 😀
    Bellisisma recensione di un gran bel film. L’altra cosa che notai, guardandolo, era l’estrema “compattezza” visiva.

    • Solo che Chigurh doveva fare il figo con la bombola, quindi le finestre le ignora. 😀
      Thanks! 😉

  • Sai che io, pur avendo visto il film almeno dieci volte, non mi sono mai fatta nessuna di quelle domande? 😀
    Al cane proprio non ci avevo fatto caso.
    comunque è un film micidiale. Non so se sia il migliore dei Coen, ho una minuscola preferenza per l’ Uomo che non c’era, ma ricordo che uscii dal cinema tutta gongolante mentre la gente intorno a me diceva di essersi annoiata e di non aver capito il finale. ha avuto un’ accoglienza stramba.

    • Pure io litigai, infatti. Con quelli che… gnegnegne. Io lo adoro, però ogni volta che inizia, quel pensiero mi attraversa la mente: *la borraccia, la borraccia, la borraccia*
      LOL 😀

  • In America hanno delle serrature ridicole, fai conto che non usano nemmeno la “battuta” nelle porte, per questo si spiega come fanno ad usare una carta di credito per entrare e di solito hanno nei nottolini tipo Yale, troppo fiduciosi nel prossimo.
    In effetti i cilindri delle nostre porte blindate si chiamano “europei” e col c+++ che li apri così.
    Fine angolo del bullonaro
    Gran bel film, guardati questa parodia perchè merita…
    http://www.youtube.com/watch?v=8U8k-dd1UrI

    • A proposito di angolo del metallaro, c’è l’ultimo capitolo di Cavour che aspetta solo te. 😉

      • WOW!

        P.s. Le migliori fabbriche di serrature sono italiane 😀

    • Supponevo fosse un problema tutto americano, quello delle serrature. Ma allora aveva ragione il Sergente Hartman: “Sono quelli come te che incrementano la razza dei ladri!” 😀

  • Ah, dimenticavo: che titolo, c****

  • Sai che sono un deficiente? Adoro McCarthy e non ho letto il libro.
    Negli ultimi tempi Tommy Lee Jones sta diventando uno dei miei attori preferiti e non ho ancora visto il film. La narrativa che parla di male è anche quella più carica di amore.

    Devo recuperare uno e l’altro
    🙂

    • Sì, perché sono entrambi fighi, quindi meritano un recupero. 😉

  • Ecco ,pur adorando i Cohen , questo non l’ho ancora visto. Riguardo la scena che citi nel deserto col tipo morente che chiede l’acqua… Ma lo sai che mi è venuto in mente “Il buono , il brutto ed il cattivo ?”

    • Ora non ricordo la scena che citi, però, omaggi a parte, ma ti pare possibile che uno va a cacciare per ore nel deserto senza portarsi un po’ d’acqua? 😀

      • No ,su questo hai ragione. (La scena di cui parlo è quando El Walach costringe Eastwood ad attraversare il deserto senz’acqua ed ad un certo punto i dui si imbattono in una carovana con un moribondo…)