Antologia del Cinema

La Macchina Nera (1977)

Ormai mi conoscete, o forse ancora no, e in questo secondo caso, è bene che lo facciate. Adoro filmacci come La Macchina Nera (The Car). Cose che, fatte oggi, sarebbero vietate, ma quand’ero bambino, invece, venivano trasmesse anche al pomeriggio. E poi, a trentacinque anni suonati, mondi alternativi sempre a disposizione e una cotta per un’attrice come non mi capitava da quando avevo sedici anni, ci si ritrova con un blog tra le mani, e con tutto il tempo e la voglia (e l’incoscienza) di parlarne. La macchina diabolica più bella di tutti i tempi è Christine, rossa e cromata, autoriparante, e su questo non si discute, la inclusi anche in questa speciale classifica, però, la macchina nera ha il suo perché, con quel suono strombazzante così caratteristico, il frontale uscito dagli anni cinquanta, da un telefilm di Batman presumo, e la spietatezza di verniciare una ciclista contro un muretto a secco, per poi prendersela col suo moroso anch’egli su due ruote, ecco, quella è una cattiveria che manca, al cinema.
Il cinema destruens, puro e semplice, come gli slasher. E, quando lo si girava, questo tipo di cinema, sono convinto che non fosse previsto alcun substrato interpretativo, come poi è andato di moda imporre retroattivamente. Non c’era bisogno di ragioni, per girare certi film, bastava un pretesto.
E il pretesto è una macchina infernale, che si guida da sola, cattiva perché animata da una forza maligna, che, comparsa dal nulla, si mette a infestare le strade di una sperduta contea statunitense, falciandone come in Carmageddon, tutti gli abitanti che si trova a incrociare sul suo cammino. Il male puro in azione su quattro ruote, in un survival horror dove, a variare, è solo la forma e la sostanza dell’assassino. Per il resto, il leit-motiv è sempre lo stesso.

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Guardandolo, non potrete fare a meno di pensare a un film ben preciso: Lo Squalo. Pensateci, trama identica (storia e sceneggiatura di Dennis Shryack e Michael Butler). Variano il campo d’azione, la creatura e il carisma che Spielberg (a proposito di Spielberg…) sapeva dare ai protagonisti della caccia e alla preda, Bruce. The Car è un tentativo grezzo, messo su con tutto quello (poco) che c’era a disposizione. Si trovò, in un certo senso, anche ad anticipare la teoria diabolica, quella che voleva attribuire ai mostri di natura, una coscienza maligna che, in quanto esseri viventi mossi dall’istinto, nella fattispecie pesci come lo squalo, non possono avere. Tuttavia, il filone era diffusissimo, conobbe un gran seguito, e con film così si potevano fare tanti soldi.
Lo sforzo produttivo, poi, non fu proprio un’inezia. Furono costruite ben quattro automobili, e tre di queste costarono ben 84.000 dollari ciascuna.
L’idea è, ok, stiamo girando un bieco horror al sapore di zolfo, ma che almeno l’attrattiva principale sia bella. E così è, infatti. Non so se faccia paura, la macchina. Ci riesce come può riuscire a terrorizzare il pensiero di essere investiti, eppure, la forma scura, perfetta, un insieme di potenza e antiquariato della vettura (insieme al clacson), be’, difficile scordarsene. Infatti, dopo anni e anni in cui avevo dimenticato tutto, riguardo questo film, compreso il fatto che ci fosse James Brolin come protagonista, solo l’immagine dell’auto restava chiara nella mia mente, insieme a quella della ruota della bicicletta del ragazzo che lascia una strisciata sul paraurti cromato dell’auto che sta per spingerlo giù dal ponte.

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E il film è questo, né più né meno un gioco al massacro, immotivato e condotto con estrema stupidità da chi è incaricato di fermare la macchina impazzita. Eppure, col senno di poi, ammettendo di trovarsi in una situazione simile, ci sarebbe qualcuno veramente pronto ad affrontare una simile minaccia, se fosse reale?
Ma veniamo un po’ all’angolo del bullonaro: la macchina nera.
L’automobile, anzi, le tre automobili identiche modificate per l’occasione erano delle Continental Mark III, dal ’69 al ’71. Di queste, quella incaricata di effettuare le acrobazie su strada era dotata di blocco differenziale da 4:11 e di un mostruoso motore V8 da 460 pollici cubici (edit by elgraeco, ore 17:18, 27/02/12), vetri ambrati, perché la cinepresa dall’abitacolo risultasse filtrata di rosso, fornendo alla creatura alla guida lo stampo luciferino del quale necessitava e, dettaglio non indifferente, tutte le Continental furono rivestite di acciaio, risultando pesantissime e, in pratica, veri e propri carri armati.
Le quarta auto, quella destinata a volare in un crepaccio, fu una Thunderbird coeva alla produzione del film.
Delle tre Continental, due non sopravvissero alle riprese, finendo distrutte in altrettante scene acrobatiche, il volo attraverso una casa (!) e il capitombolo col quale falciare due volanti della polizia. La terza, intatta e ancora funzionante è stata acquistata da un anonimo collezionista europeo. È da queste parti, quindi. Magari un giorno qualcuno di noi riuscirà a incrociarla per strada.

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James Brolin e tanti altri attori, per un intreccio semplice che, contrariamente alle aspettative, non lascia spazio ai facili moralismi e alla legge del contrappasso. Al regista, Elliot Silverstein, non interessa dispensare giustizia morale, interessa solo il conflitto. Questo risalta dalla volontà di presentare di volta in volta personaggi imperfetti, di proporre morti ingiuste che vanno a colpire personaggi che, di solito ma non qui, puzzano di sopravvivenza fin dalla prima inquadratura. Esempio perfetto di questa scelta coerente è che, alla fine, il merito di aver sconfitto il nemico, va attribuito anche a un personaggio, il marito violento e ubriacone, che tutto è fuorché specchio di moralità o eroe da emulare. Ma, come ho detto, l’idea della lotta per la sopravvivenza è talmente essenziale, da far tralasciare dettagli futili come questo. Scelta coraggiosa e intrigante, nonostante si tratti di un’opera che non si discosta dal b-movie.
Ultima curiosità, echi di The Car si possono ravvisare in un altro b-movie successivo, al quale sono affezionatissimo, Tremors. Trama identica e citazione-omaggio nel finale. Vedere per credere.

Altre recensioni QUI

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  • […] Questa recensione di Germano è stata la molla che mi ha spinto a scrivere Imperial. Il film in questione non lo vedo da anni. La cosa buffa è che, lo ricordo come se fosse ieri, un tempo lo passavano sulle reti RAI, in pieno pomeriggio. Bizzarro, per una storia la cui protagonista è un’automobile demoniaca che gironzola per le strade polverose del Nuovo Messico, a mietere vittime incolpevoli. Quando la macchina viene affrontata e (forse) distrutta, nelle fiamme che l’avvolgono si nota chiaramente una sagoma infernale, che non lascia dubbi sulla natura di questo mostro nero su quattro ruote. In questo caso venne scelta una Continental Mark III del 1971, macchina massiccia e dal profilo aggressivo, di cui vennero utilizzati più modelli (quattro o sei, a seconda delle versioni di Wikipedia che si consulta), con un notevole esborso da parte della produzione. La cosa che più ricordo del film è però il terribile clacson della macchina assassina. […]

  • […] post me lo ha ispirato l’amico Germano recensendo un film semi-sconosciuto, La Macchina Nera. Tra un commento e l’altro è saltato fuori che entrambi ci siamo visti questo interessante […]

  • Bene, ora che ho potuto leggere tutto il post posso dire che… non me lo ricordo per niente! Ma il semplice fatto che ci fosse questa macchina assassina, insomma il concept in sé, è più che sufficiente, terrore puro per la me stessa bambina e forse anche per quella adulta. Che ci posso fare, gli oggetti inanimati che SI ANIMANO e TI CORRONO DIETRO sono un po’ il mio nightmare fuel numero uno XD Vedi Christine e Brivido, insomma, devono essere davvero simpatici bonaccioni come KITT per farmi superare quel senso di unheimlich freudiano che mi parte abbestia in questi casi (ma è un ricordo falsato che ho io, o alla fine della macchina nera lei esplode e si vede tipo una figura mostruosa/diabolica disegnata dalle fiamme?)

    Tremors capolavoro, comunque. Lì paura zero ma divertimento tanto 😀 avevo anche un’età meno impressionabile, in effetti…

    • Figurati che io non ricordavo nemmeno il titolo, ma solo la dannata macchina!

      Sì, è proprio quel film… si intravede “qualcosa” tra le fiamme. 😀
      E poi c’è la vecchia indiana, l’unica testimone che afferma che la macchina non abbia il pilota, quindi si muove da sé, proprio come piace a te. 😀

  • A parte Christine non ho visto molto in tema di macchine e horror. Ma sul fatto che un pregio di film come questo risiedesse nella sua semplicità concordo. (Tremors invece è uno dei miei cult personali !)

    • Be’, ma allora se ti piace Tremors devi vedere anche questo! 😉

  • No! Ma mi hai intrigato come fa Lucia a recuperarlo!

    • Ah, vuol dire che non sono proprio un blogger da buttare via, ancora. 😀

      • No no…anzi! Tieni duro, se no quei bei banner dove li mettiamo? 😀 😀 😀

      • Uhm… 😀

  • Non è un film fine a se stesso, anzi è ricco di significati e sottotesti. Un esempio?
    Il dramma e il passato tormentato dello spinterogeno nel motore, da semplice e felice pezzo di ricambio in una comoda scatola di cartone a continue scariche elettriche in una tortura senza fine tra puzzo e caldo soffocante. Ma ce ne sono tanti altri… 😉

    • Direi quasi che stai diventando un troll. Dei peggiori! 😀

      • Aargh!!! Che definizione pesante!! Era una controtrollata? 😀

      • Intanto con ‘sti commenti sto scoprendo un difetto del nuovo tema. Mortacci sua. 😀

      • Ma non ho capito, il film l’hai visto o no? 😀

      • Ce n’è sempre una nuova per rompere i cosiddetti…

  • Come anche Alex, anche io conducevo una vita parallela alla vostra nelle afose estati degli anni ’80 davanti ai canali rai. Dove passava questa roba. Di pomeriggio. Oggi sarebbe inconcepibile, che bisogna proteggere i bambini.
    Prima di Christine, c’era Lei, la Macchina Nera.
    E vabbè, ti lovvo e basta.

    • Eh già, proteggerli dalla Macchina Nera! Pauuuura! 😀 Ma quanto erano belli ‘sti filmacci? Stupendi e incoscienti!
      <3

      • belli, filmacci senza pretese, lanciati a bomba con il solo scopo di turbarti e niente altro. Cinema fine a se stesso. Il mio preferito 😀

      • Ma sì, poi è geniale anche l’idea. Mettiamo una macchina che ammazza la gente. E ci si fa sopra un film. Che bellezza. 😀

  • Bella recensione.
    Hai risvegliato ricordi che ormai credevo di non possedere nemmeno più… non so dire se lo vidi di giorno o di notte, d’estate o in inverno; una cosa è certa, però: questo film ha segnato la mia infanzia, visto che è stato uno dei primi che sono riuscito a vedere, e da li in poi tutto è stato un delirio di horror e mostri, meccanici e non.

    [mode scassacazzi2 on]
    Se non ricordo male il film era ambientato in Messico…
    [mode scassacazzi2 off]

    • Addirittura! Quindi La Macchina Nera è responsabile di tutto ciò che siamo diventati! 😀

      No, è nello Utah. 😉

      • Allora mi scuso, ricordavo male.
        Trollatura inutile! 😀

      • 😉

  • [mode scassacazzi on]
    ti sei dimenticato uno zero nella cilindrata
    [mode scassacazzi off]

    Io ci vedo anche tante analogie con Duel…

    • Dove scusa? Non erano 460 cc? Ma se la V8 Interceptor ne aveva “solo” 360?
      Duel è (come da titolo) un confronto a due, qui c’è la cittadinanza indifesa massacrata dallo squalo, pardon, dalla macchina. 😉

      • 460cc può essere la cilindrata di uno scooter, non si muove nemmeno una macchina di quel genere…
        Un motore 8 cilindri sarà almeno 4600 cc (4 litri e 6oo)

      • Allora, no, sono un cazzone io, sono 460 pollici cubici. Che equivale a un 7,5. Non ho notizie sulla cilindrata. Mo correggo, comunque. 😉

      • Maledetti inglesi! 😀
        E quindi è molto più potente di come la facevi tu! :O

      • sterminare chi non usa il sistema metrico decimale e le norme UNI

  • Lo vidi sotto infilata sotto l’ascella protettrice di mamma. Mi fece paurisssima. Pensa che subito dopo incominciò la prima serie di Supercar, io sovrapposi le due macchine da becchino e per le prime puntate guardai qul coso di Hasseloff, o come si dice, con timore. 😀

    • ahahaha 😀 È vero! Di lì a poco sarebbe arrivata K.I.T.T., però poi sarebbe diventata buona e amichevole. Anche se, c’era la gemella cattiva, K.A.R.R.
      😀

  • Per una serie di coincidenze che credo abbiano costruito esistenze molto simili, tu a Taranto e io a Milano, ricordo che guardai questo film in un’estate degli anni ’80. Pieno pomeriggio di un luglio (o agosto) afoso, su uno dei tre canali Rai.
    Ora come ora mi ricordo solo Brolin e la macchina in questione. Più tutto il “contorno”: il soggiorno della casa del mio amico, il fatto che da lì a breve sarebbe partito per le vacanze, il caldo, i bimbetti che giocavano nel cortile condominiale.
    Dio, quanto tempo è passato da questo genere di esperienze…

    • Sì, che poi per paradosso lo davano in estate, e quindi c’era afa nel film, perché è ambientato nel deserto, e afa intorno a noi. E certe esperienze risultavano indimenticabili. Si fissavano nella mente. E infatti ce lo ricordiamo tutti e due, o almeno ricordiamo il simbolo. 😉

      • Una decina di canali in TV, molti dei quali trasmettevano solo nel pomeriggio e alla sera, eppure c’erano delle cose che oramai ci possiamo solo sognare, anche abbonandoci a tutto il digitale terrestre di questo nostro triste paese.
        Film horror al pomeriggio (ricordo che tra l’84 e l’86 Rai1 trasmetteva i vari titoli della Hammer alle 14!), film diu fantascienza alle 20.30, b-movie che un po’ già sapevano di cult…
        E no, non è solo nostalgia…

      • No, infatti, i migliori film io li ho visti tra un cartone animato e l’altro, e la RAI (la RAI perdio!) ne trasmetteva a iosa, senza remore. Che tempi!